Conto Mazzini, inquirenti ipotizzano associazione per delinquere

Si allarga l'inchiesta sul conto Mazzini: spunta il nome di Pier Marino Mularoni, ex segretario alle Finanze e torna quello di Pier Marino Menicucci.
Riflettori di nuovo puntati sull'indagine “Mazzini”, che tenta ormai da mesi di far luce, attraverso una serie di accertamenti bancari e patrimoniali, e interrogatori dei chiamati in causa, su una serie di presunte dazioni non dovute alla politica e alla base di diversi settori dell'economia sammarinese. Quello bancario prima di tutto, ma anche quello immobiliare. Nuovi particolari vengono riportati dai quotidiani Corriere Romagna e L'informazione, che parlano “tangentopoli” e di una sorta di associazione per delinquere il cui scopo era occultare e reinvestire, ma anche condizionare il libero esercizio di voto. Si fanno anche i nomi di Giuseppe Roberti e di Gilberto Canuti, ex Banca commerciale sammarinese, e di Luigi e Giuseppe Moretti. Al centro del nuovo filone dell'inchiesta, la società Penta Immobiliare, le cui quote erano formalmente detenute da Roberti e Luigi Moretti ma, secondo gli inquirenti, in realtà riconducibili a Menicucci e Mularoni, tramite scrittura privata segreta. Quest'ultimo ci ha rivelato di essere già comparso davanti alla magistratura appena una settimana fa, come persona informata dei fatti e non come indagato: “Non ho ricevuto nulla – ci ha detto infatti – e non mi sento di dire nulla finché non saprò con esattezza cosa mi viene imputato. Ma sono tranquillo e sereno – aggiunge – ed ho fiducia nella magistratura”. L'inchiesta coinvolge diversi esponenti di ieri e di oggi della politica sammarinese, ed è seguita dai commissari Buriani, Volpinari e Morsiani: secondo le loro ricostruzioni, sul famigerato conto “Mazzini” e su altri dai nomi sempre fantasiosi, transitavano milioni di euro in tangenti per la politica. E rientrerebbero anche le manovre per l'apertura di istituti bancari.
Sulla vicenda interviene anche l'avvocato di Pier Marino Menicucci, Maurizio Simoncini, per dire che l'indagine è "integralmente coperta da segretezza istruttoria" e che è stato presentato un esposto denuncia. Fa anche notare che al suo cliente non è stato notificato alcun atto di indagine, dunque ci si attende che dal tribunale sia aperto "d'ufficio un procedimento per la violazione del segreto d'ufficio o della segretezza investigativa". In ogni caso, conclude il legale, Menicucci, da "persona con alto senso delle istituzioni non esiterà, laddove chiamato a rispondere di fatti e condotte circostanziati, a presentarsi davanti al proprio giudice naturale per offrire il proprio fattivo contributo di conoscenza".
FB

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