Conto Mazzini, udienza dedicata alle presunte tangenti Telecomunicazioni

L'assenza di quello che era ritenuto il testimone chiave trattiene sullo sfondo il vero nodo: la presunta tangente che secondo i magistrati Simon Murray, uno dei fondatori di Orange, avrebbe pagato per il progetto delle telecomunicazioni; tre milioni di euro veicolati attraverso i conti della Fondazione di Podeschi e che poi – sempre secondo l'accusa- si sarebbero spartiti vari esponenti politici. Per i magistrati dietro alla scelta d'indipendenza di una società interamente sammarinese, alla scusa del mercato libero, all'obiettivo di spezzare il monopolio di Telecom si creò una operazione pilotata che culminò con la designazione di SMT, dietro alla quale c'era Murray, che Roberti presentò ad Andrea Della Balda. La presenza di quest'ultimo, chiamato come testimone ma assente in aula per motivi personali, avrebbe chiarito alcuni intrecci dei fatti, che risalgono al 2005. E' di quell'anno la presentazione in consiglio Grande e Generale di un rapporto sul settore, di cui hanno parlato  tecnici e consulenti ascoltati in mattinata: Massimiliano Casali, ingegnere che all'epoca dei fatti era uno dei collaboratori della segreteria che faceva capo a Claudio Felici- presente oggi in aula insieme a Stefano Macina- ha delineato il percorso tecnico che portò il gruppo di lavoro a stendere un 'report tlc' sulla base di interviste, che individuò nel monopolio, che azzera gli investimenti, il freno allo sviluppo. Incalzati dalla difesa i tecnici hanno definito la scelta del Congresso, ricaduta su Della Balda, in linea con l'analisi consegnata: perché c'era sia un progetto che il rischio d'impresa. E poi mancavano altri candidati con simili requisiti.

I più letti della settimana:

Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella privacy e cookie policy.
Per maggiori dettagli o negare il consenso a tutti o alcuni cookie consulta la nostra privacy & cookie policy