Cosa Nostra e camorra: indagini della Dia includono San Marino
Proventi illeciti di Cosa Nostra a San Marino; esponenti di clan della camorra che in Repubblica custodivano parte dei loro illeciti guadagni; e sequestri di beni per oltre 10 milioni di euro nel corso di un'indagine per riciclaggio. Sono tre, in particolare, i casi per cui il Titano viene citato nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia, riferita al secondo semestre 2016.
La Dia si sofferma sul fatto che i mafiosi, o soggetti ad essi contigui, rivestano di volta in volta le sembianze di imprenditore, manager o professionista per infiltrare l'economia legale. L'aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti è ormai la frontiera avanzata nella moderna lotta alla criminalità organizzata. Così hanno potuto ricostruire l'attività di un imprenditore palermitano legato alle famiglie del trapanese, operante nel settore edilizio e turistico alberghiero, ritenuto responsabile di plurime azioni delittuose anche riciclando proventi di Cosa Nostra. L'ingente patrimonio è stato confiscato, scrive la Dia, anche nei territori di San Marino e Regno Unito. Il nome di San Marino spicca poi nell'operazione “Pecunia olet” che ha consentito, a dicembre 2016, a Polizia di Stato e Guardia di Finanza di far luce su un articolato sistema di riciclaggio tra Italia, Svizzera e San Marino e di sequestrare beni per oltre 10 milioni di euro.
Infine la criminalità organizzata campana: al clan Misso la Dia segnala il sequestro eseguito nell'agosto 2016 proprio a San Marino, di due rapporti finanziari, per un valore di 100mila euro complessivi, riconducibili a due esponenti di vertice del clan, definiti “cassieri” e uomini di fiducia del capo, nonché addetti al reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti dal sodalizio.
Francesca Biliotti