Crac "la Voce": rogatoria a San Marino
Epilogo ritenuto sospetto, quello del concordato, alla luce del fatto che per una decina d'anni, fino al 2012, l’Editrice La Voce ha beneficiato di quasi 20 milioni di euro di contributi pubblici.
L'amministratore è accusato di avere posto in essere una distrazione di fondi sistematica finiti ad una serie di società a lui riconducibili, come la Mia Terra, cooperativa della famiglia Celli che consentiva al giornale l'accesso ai fondi pubblici del governo italiano, o l'Acta Europa, società sammarinese di marketing e pubblicità che compariva associata al logo della Voce, nell'insegna all'ingresso della ex redazione di San Marino. Secondo l'accusa Celli si sarebbe appropriato dei contributi pubblici destinati all'editoria dal 2010 al 2013: più di 3 milioni di euro ottenuti ma destinati ad altro. E, si ipotizza, trasferiti presso istituti bancari e società finanziarie sammarinese.
L'ultimo paradosso emerge dalla visura della società Edizioni Delle Romagne, iscritta alla Camera di Commercio il 18 febbraio, con diversi soci sammarinesi ma comunque saldamento in mani ai figli di Celli , cui il patron diede l'azienda editoriale in affitto. Salvo poi rientrarci, dopo il fallimento, con la piccola quota ricoperta dalla cooperativa edilizia La Casa, di cui Celli sarebbe il dominus.