"Decollo Money": il contrattacco di Valter Vendemini
“Chiedo di essere giudicato solo per quello che ho fatto; non per i tentativi di scaricare sulla mia persona scelte altrui”. Questa la risposta, neppur troppo velata, di Valter Vendemini – in sede di dichiarazioni spontanee -, agli attacchi di Lucio Amati e di altri imputati. Un procedimento, quello davanti al Commissario della LeggeFelici, caratterizzato – nelle ultime battute – da continui rimpalli di responsabilità. L'ex direttore di Credito Sammarinese ha iniziato rivendicando con orgoglio il proprio percorso professionale; fino all'arrivo sul Titano, dove trovò una situazione complicata dallo scudo fiscale. Vendemini ha parlato di rapporti difficili – per usare un eufemismo – con Amati, che lo avrebbe privato della necessaria autonomia operativa e messo sotto pressione nella ricerca di nuovi clienti. In questo contesto – ha detto – maturò il contatto con Barbieri, che il commercialista calabrese Domenico Lubiana gli presentò come un imprenditore facoltoso, impegnato in varie attività. Elencati tutti i vari passaggi della trattativa, che si sarebbe conclusa – dopo alcuni incontri a Bologna, e con Amati che avrebbe insistito perché si stringessero i tempi –, con l'accordo per un finanziamento da 1 milione e 200.000 euro a Barbieri, e il versamento – da parte di quest'ultimo, a garanzia – di 1 milione e 300.000 euro. E poi una puntualizzazione: “non è affatto vero che ricevetti un 10% di provvigione sull'operazione: quella somma – ha sottolineato Vendemini – venne accreditata sul conto di Barbieri”. In mattinata, dopo l'interrogatorio dei fratelli Lubiana, quello dell'ex vicedirettore - e responsabile dell'antiriciclaggio, del Credito Sammarinese – Sandro Sapignoli, che ha difeso la correttezza del proprio operato, affermando – tra le altre cose - di avere aumentato di propria iniziativa il rischio del profilo di Barbieri. Tutto ciò per rendere impossibili operazioni non tracciate. E non sono mancate stoccate sia a Vendemini – che dopo l'arresto di Barbieri gli avrebbe detto che si trattava di un errore giudiziario -, che ad Amati, che non si sarebbe comportato da semplice Presidente dell'Istituto, ma da amministratore, e non avrebbe dato disposizioni per bloccare il bonifico tra Barbieri ed il suo genero.
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