Doppia batosta: per il "re del vino" condanna sul Titano e maxisequestro di beni dalla DIA
Decisamente un giovedì nero per il “re del vino”, al secolo Vincenzo Secondo Melandri. La giornata – per l'imprenditore vitivinicolo ravennate – si era aperta con la catastrofica notizia del sequestro, da parte della DIA di Bologna, di beni per oltre 50 milioni di euro. Praticamente l'intero patrimonio; suo e della compagna. Aggrediti 185 beni immobili, partecipazioni societarie, auto d'epoca e disponibilità finanziarie in Italia e a San Marino. Proprio in Repubblica, mentre i siti d'informazione diffondevano la notizia, era in corso l'udienza conclusiva del processo di primo grado, per riciclaggio, che vedeva come imputati proprio Melandri e il pugliese Luigi Cantatore. L'inchiesta era scattata nel 2012, dopo una rogatoria nell'ambito dell'”Operazione Baccus”, coordinata dalla DDA di Bari. Il “re del vino” era accusato di aver occultato sul Titano denaro provento di reati, facendo figurare operazioni commerciali con l'”Azienda Vinicola alla Grotta srl” da lui amministrata. Un fiume di soldi - secondo il Magistrato inquirente - quello movimentato. Oltre 6.800.000 euro sarebbero stati inoltre utilizzati per sottoscrivere una “assicurazione a vita intera”. “L'azienda Alla Grotta non era certo un fatturificio; Melandri è un imprenditore di standing elevatissimo”; così i suoi legali, che hanno anche prodotto una sentenza della Cassazione che – a loro avviso – andrebbe a “demolire” i presupposti del presunto riciclaggio. Nel procedimento italiano, infatti, l'imprenditore è stato assolto in secondo grado per la contestazione di truffa comunitaria; quanto all'utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti è stata invece dichiarata la prescrizione. Ma “ciò che importa per noi – ha sottolineato dal canto suo il PF - è la provenienza illecita delle somme”. Il Giudice Battaglino, accogliendo sostanzialmente le richieste della Procura del Fisco, ha assolto con formula dubitativa Cantatore, e condannato Melandri a 4 anni e 6 mesi di prigionia. Disposta anche la confisca di quanto sequestrato; ovvero la polizza vita milionaria. L'incognita, ora, è se pure questa non rientri nel provvedimento di sequestro emesso in queste ore dal GIP di Ravenna, a seguito dell'operazione “Malavigna”. Inchiesta che coinvolge anche alcuni esponenti di un clan di Cerignola, e che nel 2017 portò all'arresto del “re del vino”, poiché ritenuto referente di un gruppo criminale specializzato nel riciclaggio di capitali e nelle frodi fiscali. Lo scorso marzo, in attesa di una eventuale scarcerazione, si decise di rinviare l'udienza finale del processo sul Titano. Ma Melandri, ad oggi, risulterebbe ancora detenuto.
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