Evasione Achille Lia: in Cassazione udienza per decidere su richiesta estradizione
Oggi, a Roma, l'udienza in Cassazione sulla richiesta suppletiva di estradizione di Achille Lia, proposta da San Marino, e riguardante la custodia cautelare in carcere per il reato di evasione. Una prima domanda di estradizione, infatti, per il reato di furto, era stata respinta dalle Autorità italiane, dopo che il Giudice per i Rimedi Straordinari - Vitaliano Esposito – aveva accolto il ricorso dei legali del calabrese, revocando il mandato d'arresto emesso nel 2015, e rimettendo il 50enne nei termini per proporre appello. L'udienza, a questo proposito, è prevista per il 25 febbraio. Questa mattina, invece, i Giudici della Cassazione si sono riservati la decisione. Lia, al momento, è sottoposto all'obbligo di dimora a Forlì: la misura cautelare era stata tolta, dopo la decisione del Giudice sammarinese per i Rimedi Straordinari; e poi rinnovata a seguito della richiesta suppletiva di estradizione avanzata dal Titano. Nel pomeriggio, intanto, al Tribunale di San Marino, è stata data lettura a 2 sentenze d'appello: una delle quali riguardante un processo a porte chiuse. Assolto, invece – perché non consta abbastanza che abbia commesso il fatto -, Michele Arzilli. In primo grado era stato condannato ad 8 mesi di prigionia – pena sospesa - per emissione di fatture false relative alla vendita di orologi preziosi. All'epoca, prima della sentenza, interrogato dal Giudice, aveva affermato che quelle fatture non le aveva fatte lui, ma probabilmente il suo ex socio in affari; peraltro già condannato per diffamazione nei confronti del fratello dell'imputato: l'ex Segretario di Stato Marco Arzilli. Il Commissario della Legge Battaglino è infine passato alla trattazione di un processo per emissione di assegno a vuoto. L'imputata, una 35enne nata a San Marino, aveva in precedenza impugnato il decreto penale; ma oggi non si è presentata in aula, e neppure il suo avvocato. Convocato in tutta fretta, allora, un legale d'ufficio. L'udienza-lampo si è conclusa con una condanna a 250 euro di multa; concessi i benefici di legge.
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