Il fratello dell'ex spia russa contesta l'indagine britannica: "Tracce di polonio prima del 1° novembre 2006"
Maxim Litvinenko, 33 anni, da dieci residente in Italia, tra Rimini e le Marche, contesta le conclusioni dell'indagine britannica che ha identificato in Andrej Lugovoj e Dmitri Kovtun gli esecutori dell'avvelenamento in Nikolay Patrushev – ex capo dei servizi russi – e Vladimir Putin i probabili mandanti dell'omicidio.
Aleksandr Litvinenko, secondo il fratello, aveva già tracce di polonio 210 addosso, prima di incontrare Lugovoj e Kovtun al Millenium Hotel di Londra: “ Uno dei possibili testimoni importanti, il proprietario di un night club, non ha potuto deporre perchè è stato ucciso con una pugnalata al cuore. In quel locale notturno – dichiara Maxim Litvinenko a San Marino Rtv - sono state trovate tracce di polonio e Aleksandr ci era stato qualche giorno prima del 1 novembre 2006, come dimostrano le ricevute della carta di credito”.
Il fratello dell'ex spia russa, subito dopo la morte di Aleksandr, fu tra coloro che sostennero pubblicamente la tesi emersa dalle conclusioni dell'indagine britannica, ma in questi ultimi anni Maxim Litvinenko ha cambiato radicalmente opinione: “Col passare del tempo e con più fonti di informazione ho potuto capire come sono andate le cose. Le accuse a Putin e tutto il resto sono solo una messinscena per aggravare le sanzioni contro la Russia”.
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