PORTO RECANATI

Frode Iva 5 milioni di euro in commercio online moto e ricambi: San Marino tra i Paesi coinvolti

L'attività coinvolgeva un giovane motociclista della provincia di Ancona, un prestanome e alcune imprese compiacenti.

Frode Iva 5 milioni di euro in commercio online moto e ricambi: San Marino tra i Paesi coinvolti.

La Guardia di finanza di Porto Recanati (Macerata) ha scoperto una frode fiscale Iva nell'ambito di un commercio online di moto e pezzi di ricambio che coinvolgeva un giovane motociclista della provincia di Ancona, un prestanome e alcune imprese compiacenti. A casa dell'anconetano, grazie all'impiego di una unità cinofila, "Cash dog", è stata sequestrata la somma di 56.905 euro in contanti divisi in mazzette incellofanate nascoste in casa. Secondo gli investigatori, l'attività avrebbe prodotto ricavi non dichiarati per oltre 10.150.000 euro e Iva evasa per 5.170.000 euro. Denunciate tre persone per reati fiscali; ad altri otto soggetti contestate violazioni amministrative per aver trasferito somme superiori alle soglie consentite per circa 110mila euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Ancona, sono state eseguite anche dal Nucleo di Polizia economico finanziaria di Macerata con l'ausilio di un consulente tecnico nominato dall'autorità giudiziaria. L'ideatore della maxi evasione fiscale, secondo l'accusa, sarebbe il motociclista. Il presunto prestanome, già residente all'Hotel House di Porto Recanati, invece ha precedenti di polizia per contraffazione di capi d'abbigliamento. Il giro d'affari è cresciuto tramite operazioni commerciali in diversi paesi d'Europa, tra cui San Marino, e Italia, promosse attraverso siti web e profili social, in assenza dichiarazioni fiscali.

La mancanza di minimi requisiti imprenditoriali da parte del titolare, ha indotto gli investigatori a ritenere che il senegalese fosse un prestanome e che l'attività fosse svolta di fatto da un altro. La base operativa era un'unità adibita a magazzino e ufficio, non dichiarata all'Erario, gestita dal motociclista nelle campagne anconetane. Dalle perquisizioni sarebbero emersi elementi per attribuire a lui l'effettiva titolarità d'impresa. Avrebbe usato la partita Iva del senegalese e di un'altra impresa per acquistare moto e pezzi di ricambio da fornitori comunitari e rivenderli a privati e imprese con prezzi vantaggiosi, grazie all'Iva evasa. Oltre a causare un ingente danno all'Erario, l'attività ha determinato anche una grave turbativa del mercato e della concorrenza.

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