L'indagine è iniziata nel 2009, e man mano ha coinvolto sempre più città italiane, da Pesaro e Urbino a Roma, Milano, Monza e Salerno, ma anche l'estero, come la Tunisia, dove avvenivano le spedizioni fantasma, e San Marino, chiamata in causa per un paio di conti correnti. Erano stati aperti ad Asset Banca e Banca commerciale, come riferiscono le Fiamme Gialle, ora sequestrati grazie alla rogatoria evasa, e che contenevano almeno un milione e mezzo di euro, tra titoli e contanti. Individuate anche due cassette di sicurezza, cautelate ma non ancora aperte, dunque dal contenuto ancora tutto da scoprire. L'organizzazione per delinquere operava nel settore del mobile e faceva capo ad un noto imprenditore locale. Dieci in totale le persone denunciate tra Pesaro e Salerno: assieme all'imprenditore c'erano un commercialista pesarese, un avvocato salernitano, con studio anche a Monza, ed altri 7 complici, tutti indagati che ora rischiano fino a 13 anni di carcere. L'organizzazione usava società di comodo per gestire il giro d'affari fittizio con l'estero, a San Marino i conti servivano per i fittizi passaggi di denaro estero su estero, ed era la compagna rumena di uno degli indagati, incensurata, ad eseguire le operazioni bancarie. Materie prime per milioni di euro per la fabbricazione di componenti e semilavorati si acquistavano in Italia, senza saldare l'Iva, merce destinata ai maggiori costruttori di mobili nel pesarese. Il bilancio della società di comodo veniva poi portato in pareggio grazie alle fatture false emesse da due società di Salerno. In pochi anni sottratti al fisco 98 milioni di euro, ed emesse fatture contraffatte per 43 milioni. Il tribunale di Pesaro ha autorizzato sequestri di beni e valori per 20 milioni, una somma record per questo tipo di indagini. Nelle Marche i militari messo i sigilli a vari appartamenti, ville e capannoni, e sequestrato terreni e quote societarie.
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