Imprenditore romagnolo denuncia BdM: "Fallito a causa loro. Ora mi aiuta la Caritas"
"Le mie aziende sono fallite e oggi vivo grazie agli aiuti dei miei figli e della Caritas per colpa di Banca Marche". Questa la denuncia disperata di un imprenditore, Alessandro Recchia, 59 anni, originario di Verona, ma dagli Ottanta in Romagna. L'uomo, assistito dall'avvocato Cristiano Basile, ha presentato una denuncia querela alla Guardia di Finanza di Rimini nella quale racconta come sia stato rovinato dai derivati, prodotti finanziari detti anche swap. "Prima non avevo mai sentito parlare di derivati - racconta incontrando i giornalisti Recchia che ha perso appartamenti, hotel e cantieri per un valore che supera i 3 milioni di euro - e la banca non solo non mi aveva informato dei rischi, ma aveva addirittura mentito su ciò che stavo firmando. Non mi hanno dato mai alcuna documentazione e sono arrivati a non darla neanche alla curatrice fallimentare delle mie società oramai finite". La vicenda si concentra tra il 2008 e il 2009. Anni in cui l'imprenditore aveva in ballo diversi affari nel Riminese: la costruzione di 14 appartamenti a Misano, 5 già terminati a Cerasolo, un hotel in ristrutturazione a Miramare. Con Banca Marche aveva stipulato due mutui. Uno da più di 2 milioni e mezzo di euro circa, l'altro da 459 mila euro: soldi destinati alle costruzioni di Misano. Ad un certo punto, prosegue il racconto, il direttore della filiale di Savignano convoca Recchia per una sorta di ricontrattazione del mutuo con un abbattimento degli interessi di mezzo punto. Un'occasione che l'imprenditore prende al volo: pensando di sottoscrivere in tre diverse occasioni contratti per avere tassi più agevolati, finisce per indebitarsi di più. La brutta sorpresa arriva dopo qualche mese, quando l'imprenditore scopre che aveva in realtà firmato contratti derivati andati malissimo e che stavano erodendo tutto il capitale del mutuo. "È stato questo inganno a portarmi al fallimento perché i soldi del mutuo sono finiti nelle perdite dei derivati". Ora alla Guardia di Finanza ha chiesto di verificare eventuali condotte penali ma soprattutto di acquisire la documentazione relativa ai conti delle società che neanche la curatela fallimentare è riuscita a farsi inviare da Banca Marche. A proposito di swap, lo scorso novembre la corte di appello di Milano ha condannato una banca a risarcire un imprenditore lombardo che aveva sottoscritto derivati nel 2004.
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