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Durato un paio d'ore l'interrogatorio di Clelio Galassi richiesto dagli inquirenti

23 ott 2015
Durato un paio d'ore l'interrogatorio di Clelio GalassiDurato un paio d'ore l'interrogatorio di Clelio Galassi richiesto dagli inquirenti
Durato un paio d'ore l'interrogatorio di Clelio Galassi richiesto dagli inquirenti - Nell'inchiesta si fa riferimento ad una serie di movimentazioni di denaro da vari libretti al portat...
Durato un paio d'ore l'interrogatorio di Clelio Galassi, ex esponente di spicco della Democrazia Cristiana, chiamato in causa nell'ultima indagine sfociata col clamoroso arresto di Gabriele Gatti. Nelle contestazioni, le consistenti movimentazioni di denaro tramite libretti al portatore.

Uno dei suoi avvocati, Alessandro Petrillo, pur immobilizzato in casa sua per un incidente, lo ha preparato insieme al collega Alberto Selva fino a tarda sera. Oggi l'interrogatorio di Clelio Galassi, richiesto dal giudice inquirente.
E' un ex Segretario di Stato e, da poco, ex Ambasciatore di San Marino presso il Vaticano, incarico che ricopriva solo dallo scorso dicembre e che ha lasciato proprio per essere stato tirato in ballo nell'inchiesta Gabriele Gatti.
Si parla di centinaia di milioni di vecchie lire: gli inquirenti nominano ad esempio il libretto “Carmelo” acceso presso il Credito Industriale. Parte della provvista, per l'accusa, arrivò proprio a Galassi. E ancora il libretto “Rolex”, a quanto pare estinto quando era ancora Segretario alle Finanze, i cui fondi avrebbero alimentato nuovi libretti, battezzati “Alfa”, “Beta”, “Gamma”, ma serviti, sempre per l'accusa, anche ad acquistare azioni della Banca di San Marino per sé e i suoi familiari, moglie, figli e suocero. Movimentazioni dal libretto “Novembre” contestate anche a Carlo Giorgi, che non appena emerso il suo nome ha prontamente rassegnato le dimissioni dall'incarico di segretario generale dell'Anis, ricoperto da 30 anni, ora sostituito da William Vagnini. “L'Associazione – ha scritto Giorgi nel suo commiato, pubblicato dal settimanale Fixing – è stata la mia vita, e la mia immagine non può lederla”. Gli si contesta, tra l'altro, la richiesta e l'ottenimento di milioni di lire solo per aver segnalato un affare immobiliare. Per sua stessa ammissione, sostengono gli inquirenti, non avrebbe dichiarato al fisco tali compensi “del tutto eccezionali”.
Una ramificazione del malaffare, così viene chiamata dai magistrati: invece di favorire un sano sviluppo economico, ritengono che chi ricopriva incarichi di rilievo da tempo immemore abbia invece piegato il proprio intervento a finalità parassitarie. Una mentalità divenuta via via più spregiudicata negli anni '90, aggiungono, fatta di meccanismi clientelari, finanziamento occulto ai partiti, già utilizzati per costruire un consenso elettorale. Una ricostruzione spietata, quella della magistratura, partita tra l'altro da più lontano: stando alle parole che avrebbe pronunciato dinnanzi ai commissari della legge un politico, ora imputato nel maxi processo Mazzini, “si pagava già ai tempi – avrebbe detto – quando c'era la Clara”.

Francesca Biliotti

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