Jenny Felici: condannato il ragazzo che guidava l'auto dove trovò la morte la sedicenne
6 mesi di prigionia per omicidio colposo; 1 mese d'arresto per lesioni colpose: pena – questa – assorbita dalla prigionia. Il tutto con i benefici di legge. E' la condanna inflitta dal Giudice Battaglino a Nicola Gennari: il ragazzo che – la sera del 28 dicembre di due anni fa – era alla guida della Fiat Punto, a bordo della quale, sui sedili posteriori, si trovava Jenny Felici. I fatti sono noti, perché questa tragedia colpì profondamente due comunità: quella sammarinese, e quella di Lazise; la cittadina del veronese dove viveva l'adolescente, insieme alla madre. Jenny era venuta sul Titano per trascorrere le Festività con il padre, poi la sciagura. Quello di oggi è stato un processo lampo, risolto in un'unica udienza. Nella fase introduttiva la Difesa ha chiesto la remissione in istruttoria del procedimento. “Non sono state ricostruite le effettive responsabilità – ha detto l'avvocato Alessandro Amadei -; secondo noi andavano attribuite a chi doveva garantire la sicurezza della strada, priva – in quel punto – di guard rail, e senza vie di fuga”. Il Commissario della Legge ha respinto l'istanza, e si è quindi entrati nel merito della vicenda. L'auto uscì di strada poco prima della curva “Bustrac”, andando a sbattere contro alcuni alberi. A bordo erano in 4: oltre a Gennari, neopatentato, e alla Felici, c'era un ragazzo – sentito oggi – e una 15enne amica di Jenny, che riportò gravi ferite; da qui l'imputazione anche per lesioni colpose. La Sovrintendente della Polizia Civile, che stilò il rapporto, ha detto che la strada era umida e la velocità eccessiva. Sentiti anche il consulente del Giudice Inquirente, e i periti della Difesa. Secondo uno di questi, a determinare la gravità del sinistro, sarebbe stato l'asfalto liscio e la vicinanza delle piante. “Sarebbe bastata una barriera – ha aggiunto – per evitare la tragedia”. Da qui un appello dell'avvocato Amadei perché si faccia di più per la sicurezza stradale; “troppo spesso – ha detto – le leggi non vengono rispettate dalla Pubblica Amministrazione”. Ma il Procuratore del Fisco ha affermato – tra le altre cose – che la velocità era superiore al limite, e che Gennari, anziché frenare – dopo la prima sbandata – aveva tentato di controsterzare. La pena richiesta, per l'omicidio colposo, è stata allora di 1 anno e 6 mesi di prigionia. Più mite, invece, la sentenza; anche perché il Giudice ha escluso la colpa grave. Non sono state accettate, infine, le richieste di risarcimento degli zii e dei cugini di Jenny – costituitisi parte civile –, perché non sufficientemente provate.
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