I legali di Podeschi depositano ricorso in terza istanza

Non ci sono prove per contestare la corruzione. Al giudice delle Appellazione Ferroni che il 20 luglio scorso confermò integralmente il provvedimento sul nuovo filone, (quello legato alla corruzione per la nomina diplomatica di Phua), i legali di Podeschi- Massimiliano Annetta, Stefano Pagliai ed Achille Campagna- rispondono attaccando. “di nuovo pare che si incorra nel tentativo di trovare nel nostro assistito il capro espiatorio di un intero sistema” dichiarano. E se il sistema di gestione in questione – quello delle nomine diplomatiche- era marcio e corrotto, perché non si è indagato su tutti coloro che ne sono stati nel corso degli anni responsabili? Su Paul Phua ricordano quanto affermato dall'ex segretario Mularoni di recente e quanto il segretario Lonfernini ha dichiarato in sede di processo dibattimentale “quella nomina fu rilasciata perché possibile fonte di investimenti da parte del magnate malese”. “Se corruzione c'era era di sistema – tornano a ribadire nel nuovo ricorso e non di un singolo. Anche perché Podeschi era segretario alla Sanità e non si occupava di nomine diplomatiche. Infine nel ricorso gli avvocati evidenziano la situazione in cui si trova il loro assistito, imputato davanti a Felici per riciclaggio ed indagato davanti a Buriani per corruzione per gli stessi fatti, situazione ritenuta incompatibile dai legali per la questione legata alla irretroattività dell'auto riciclaggio, che all'epoca dei fatti non era stato introdotto.
Infine tornano a stigmatizzare l' accusa di falsificazione di prove fatte dagli inquirenti, per la quale i due avvocati fiorentini – Annetta e Pagliai- avevano annunciato che si sarebbero rivolti all’Ordine di appartenenza. “Ferroni stesso ha accolto un nostro rilievo e distinzione- dichiarano. “Un conto è ritenere una prova non attendibile, un altro ritenerla falsificata dai difensori”.

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