Mafia Capitale: a rischio scioglimento il Consiglio comunale
“Ci vuole ben altro per sciogliere il Comune”, è stato il commento lapidario del presidente del Senato Grasso, quasi di comune accordo col ministro dell'Interno Alfano, per il quale “Roma non è marcia, e il sindaco non è coinvolto”. Berlusconi invece vorrebbe lo scioglimento immediato e nuove elezioni. Il presidente del Consiglio Renzi blinda il suo ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nell'occhio del ciclone per essere stato fotografato a un pranzo col braccio destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative sociali. “Pensavo fosse una persona perbene – ha detto il ministro – sto male nel vedere il mio nome coinvolto”. A sua difesa anche Sergio Pizzolante, Nuovo centro destra, che parla di “aggressione ignobile per una foto di un pranzo nel quale il ministro era legittimamente presente in veste istituzionale come presidente della Lega delle Cooperative. Sono certo – ha concluso Pizzolante – che non si farà intimidire e gli assicuro il nostro pieno sostegno”. Il rischio concreto però resta, ossia che il Consiglio comunale debba essere sciolto per mafia, anche se ora il sindaco Marino, da personaggio osteggiato dal suo stesso partito per il “Pandagate” e gli scontri a Tor Sapienza, è divenuto l'emblema e il garante della trasparenza. Il presidente della Regione Zingaretti ha sospeso le gare d'appalto, chiamato un pool di esperti a controllarle, mentre è stato lo stesso Prefetto a consigliare al sindaco di non spostarsi più in bici ma di girare scortato. Il mondo politico si muove e si mobilita in attesa di nuovi particolari dell'inchiesta che si preannuncia assai ampia: giovedì 11 dicembre la Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, ha convocato il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Giuseppe Pignatone, che coordina l'indagine.
Francesca Biliotti
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