Maltrattamenti nella Casa di Riposo: 1 anno e due mesi per Felicia Bidica
"Riconosco di avere un carattere brusco e poco diplomatico, posso avere qualche volta alzato la voce ma non c'è mai stata la volontà di umiliare o creare sofferenza". Felicia Bidica davanti al Commissario della Legge Gilberto Felici si è difesa da quelle che la stessa operatrice sanitaria ha definito accuse infamanti, dalle quale mai avrebbe pensato di doversi difendere. Insulti, percosse, ingiurie, atti umilianti e vessatori nei confronti di ospiti non autosufficienti della Casa di Riposo di Cailungo, avvenuti nell'estate del 2014 ed emersi dalle rivelazioni di cinque tirocinanti che all'epoca stavano frequentando il corso per ottenere l'abilitazione come operatrici sanitarie. Secondo Rossano Fabbri, legale della 29enne di origine rumene, una denuncia fatta per ripicca ad una valutazione negativa. Ma il vero perno della strategia difensiva stava nel vuoto legislativo creatosi recentemente, con il recepimento della Convenzione di Instanbul, con il quale paradossalmente è venuto meno- nell'ambito delle accuse di maltrattamento in famiglia- la possibilità di procedere nei confronti di inservienti o comunque persone che si occupano delle cosiddette 'fasce deboli'. Tanto che l'operatrice sanitaria è stata condannata sì, ma per violenza privata."reato per il quale non ci si è potuti difendere" ha commentato Fabbri, che ha già depositato l'Appello. Oltre alla condanna di 1 anno e 2 mesi con pena sospesa, la 29enne dovrà risarcire l'Iss, che si è costituita parte civile, e pagarne le spese processuali