È morto Prospero Gallinari, uno dei carcerieri di Aldo Moro
69 morti e più di mille feriti, 7.866 attentati e oltre 4.290 episodi di violenza. Italia anni'70, anni di piombo. Ci sono i numeri a sfondo di una stagione sociale e politica, ci sono due colori, rosso e nero, due ideologie che nell'interpretare le istanze proletarie e la voglia del cambiamento, divisero e accecarono le pulsioni di un Paese acerbo. Dalle bombe di piazza Fontana a Milano, 1969, a via Fani a Roma, quasi dieci anni dopo, passando per Reggio Emilia. Provincia contadina, non c'era l'università, non c'erano grandi fabbriche, e anche il vento delle contestazioni studentesche e operaie tardò ad arrivare nella grande soffitta di via Emilia San Pietro, civico 25. E' il gruppo dell'appartamento: militanti nel Pc e nella Fgic, dall'area anarchica, ma anche dal mondo cattolico. I duri di Reggio, c'erano anche Franschini, Bonisoli, Ognibene e Prospero Gallinari. Un anno dopo, agosto 1970 nella trattoria fra Costaferrata e Pecorile, danno vita alle Brigate Rosse: abbracciano la lotta armata, scelgono la clandestinità. Un contadino nella metropoli: il Gallo in via Fani, nel gruppo di fuoco che fredda la scorta di Aldo Moro, sarà il suo carceriere, per i testimoni anche il suo carnefice il 9 maggio 1978. Prospero Gallinari non si dissociò mai, non si pentì mai, ma fino all'ultimo agli storici chiedeva di interpretare la lotta armata non come una sommatoria di stragi e azioni, ma analizzando al clima che l'aveva alimentata: i volantinaggi, le manifestazioni di piazza , lo scontro con lo Stato, nelle cariche e nelle azioni di polizia. Interrogarsi sul quel clima, serve, anche dopo 40 anni, perché il desiderio di giustizia sociale e di cambiamento non torni ad essere desiderio di distruzione.
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