Omicidio Misano: c'è una faida familiare dietro l'assassinio di Misano

Continua la caccia al killer del supermercato. Chiave la testimonianza delle mogli.
Vitttima e assassino erano, infatti, con le loro compagne, che hanno assistito all'omicidio di Nimet Ziberi, il 26enne albanese crivellato davanti alla sua famiglia nel parcheggio della Conad Rio Agina di Misano.
Il ricercato, in fuga, è un albanese residente a Misano, sposato, padre di due figli e che lavora come camionista. Il movente pare sia legato ad una faida familiare scoppiata a causa di una litigata in un bar qualche mese fa. Un delitto per la difesa dell'onore della famiglia.
Secondo la ricostruzione fatta sulle testimonianze, Ziberi e il killer prima discutono all'interno del Conad, poi l'assassino esce, lasciando la moglie a finire la spesa, va a casa a prendere la pistola e aspetta fuori il connazionale.
Gli investigatori sarebbero anche in possesso delle immagini delle telecamere a circuito chiuso del Conad che avrebbero ripreso Ziberi parlare col killer tra le corsie del supermercato. Anche sulla dinamica non ci sarebbero più dubbi.
Fuori, l'assassino avvicina la vittima e nella discussione vicino alla corsia dei carrelli mostra a Ziberi la pistola, infilata nella cintura dei pantaloni. Ziberi allora va verso le borse della spesa e prende una bomboletta spray, un lucidante per auto, e torna verso il killer.
Forse crede che la pistola sia giocattolo o scarica e pensa di difendersi spruzzando lo spray contro il rivale, ma viene freddato con almeno cinque colpi di pistola.
L'assassino ne esplode sette, ma un paio finiscono a vuoto, uno si conficca in un'auto posteggiata. Il killer sale sull'auto condotta dalla moglie e scappa. Del presunto killer si perdono le tracce. A casa con la moglie non c'è, la sua auto è invece parcheggiata, e non pare abbia attraversato il confine con l'Albania.
Secondo quanto emerso, la faida tra le due famiglie sarebbe stata innescata qualche mese fa da un litigio al bar tra il presunto killer e un fratello della vittima. In quell'occasione, proprio il killer avrebbe rotto una bottiglia in testa al fratello di Ziberi. Per paura di ritorsioni avrebbe poi acquistato in Albania una pistola, un'arma clandestina, per difendersi. La stessa arma usata ieri mattina per uccidere il 26enne, che neanche aveva preso parte alla famosa lite del bar che ha poi innescato la faida albanese. Intanto domani verrà eseguita l'autopsia sul cadavere. Un omicidio di rabbia ma che la magistratura (l'indagine è del sostituto procuratore Marino Cerioni) potrebbe anche perseguire come premeditato visto che il killer va ad armarsi a casa e torna al supermercato. Sembra invece già scontata la contestazione dell'aggravante di aver ucciso una persona davanti ad una donna incinta e minorenni.

Valentina Antonioli

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