Omicidio Mozzate: ancora nessuna traccia di Silvio Mannina
E' un giallo nel giallo, l'intricata storia che vede protagonisti Lidia Nusdorfi, uccisa a coltellate il primo marzo nel sottopassaggio della stazione di Mozzate, paesino comasco, dall'ex convivente Dritan Demiraj, 29enne pasticcere albanese che lavorava a Rimini, e Silvio Mannina, nuovo compagno della Nusdorfi, a sua volta scomparso nel nulla, dalla sera prima dell'omicidio. La sorella di Mannina si era anche rivolta a “Chi l'ha visto?” per avere informazioni. La notizia del giorno, su tutti i quotidiani, è stata la ricerca serrata del corpo di Silvio Mannina, al lago Azzurro di Sant'Ermete, nella ex cava dell'Incal System, zona Santarcangelo di Romagna. Quasi si desse per scontato che ormai Silvio non sia più in vita. Per tutta la giornata di venerdì si sono dati da fare carabinieri, sommozzatori, protezione civile, vigili del fuoco, ma senza esito. A spingerli nella zona, sarebbero state le rivelazioni della nuova compagna del killer Demiraj, Monica Sanchi, 35enne operaia riminese che avrebbe “agganciato” Mannina su Facebook per attirarlo a Rimini, dove però, con lei, ci sarebbe stato proprio Dritan Demiraj, che li avrebbe portati nella zona di Sant'Ermete per poi dire alla sua donna di andarsene, perché doveva parlare da solo con Mannina. Sarebbe infine tornato da solo e a Monica avrebbe detto che l'aveva già riportato in stazione. Stando alle celle telefoniche, i telefonini dei tre sono stati agganciati a Sant'Ermete, ma a quanto pare il cellulare di Mannina ha continuato a funzionare anche dopo, fino a dieci minuti prima che la sua compagna, Lidia, venisse uccisa. Dall'apparecchio intestato a Mannina infatti, sono partiti gli sms che hanno attirato la donna alla stazione di Mozzate. Lì però ha trovato il suo ex, Dritan, e la morte. Forse perché a scrivere quegli sms non era più la mano di Silvio Mannina. Ma gli inquirenti sono estremamente cauti, e non si sbilanciano su quello che potrebbe essere un altro tragico epilogo.
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