Omicidio Niang: sarebbe l'albanese Genard Dulaj il killer. Assassinio senza movente
Un omicidio senza movente; a spezzare la vita di Makha Niang sarebbe stata unicamente la folle crudeltà di un ragazzo che non aveva mai visto né conosciuto: Genard Dulaj, 28 anni, albanese; già condannato per spaccio, nell'inchiesta sul giro di droga che avrebbe avuto come epicentro un noto locale riminese. Pochi giorni prima dell'assassinio, insieme al cugino 22enne, avrebbe esploso colpi di pistola contro un'abitazione a Sant'Ermete; in seguito erano stati arrestati, per questo episodio, dopo un inseguimento rocambolesco. Nell'auto era stata rinvenuta l'arma della sparatoria, ritenuta poi compatibile con quella dell'omicidio. Oggi, a Dulaj, è stata notificata in carcere l'ordinanza di custodia cautelare per l'omicidio del giovane cuoco senegalese. I risultati dell'inchiesta – eseguita in stretta collaborazione da Polizia e Carabinieri – sono stati resi noti dal Procuratore della Repubblica Melotti e dal PM Gengarelli; presenti i vertici delle Forze dell'Ordine. Fondamentali – per l'avvio delle indagini - si erano rivelate le testimonianze di alcune persone, che quella notte, nella zona dell'omicidio, avevano notato un Suv nero: simile a quello utilizzato dai due giovani fermati. Successivamente si era rivelata preziosa una simulazione, nella quale – con lo stesso automezzo, e negli stessi orari – gli inquirenti avevano effettuato il percorso dall'albergo di Marina Centro, dove alloggiava l'albanese, alla panchina sul ponte di Via Coletti dove era seduto Niang. Tutto ciò incrociando i dati delle celle telefoniche agganciate dal dispositivo del presunto killer. Il tragitto – peraltro - era stato ripreso anche da varie telecamere. Il quadro che emerge è agghiacciante. Dulaj avrebbe percorso l'ultimo tratto a velocità estremamente bassa, alla ricerca – a quanto pare – di una vittima qualunque. Una volta visto il senegalese si sarebbe fermato, avrebbe preso la mira e poi fatto fuoco due volte. Sarebbe stato solo, sul Suv, al momento dell'assassinio. A quanto pare - infatti - il cugino sarebbe salito in auto solo mezz'ora dopo, e dovrà quindi rispondere unicamente del possesso dell'arma utilizzata per l'omicidio.
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