Parole severe dei giudici ai finanzieri condannati per addomesticare le verifiche a Rimini Yacht
I giudici si sono soffermati sul profilo di Parpiglia, ritenuto 'dominus' dell'attività illecita e in rapporto stretto con il generale Cardile, ritenuto, "al di là di ogni ragionevole dubbio, in tutta questa vicenda di corruzione e malaffare, l'imprescindibile intermediario". Parpiglia, per la sentenza, "era ben consapevole che c'erano gli estremi della bancarotta, che avrebbe dovuto rappresentare ai fini della richiesta del fallimento da parte del Pm, e che invece ha taciuto". L'ufficiale "ha coperto reati gravi e auspica che anche altri lo facciano", scrivono i giudici e in un altro passaggio sottolineano un ulteriore aspetto dell' 'approccio' al lavoro del finanziere: "E' talmente alta la sua supponenza, che egli addirittura suppone che il suo atteggiamento di totale omissione e disinteresse nei confronti della Rimini Yacht sia comune agli inquirenti e ai magistrati". Rispetto alla verifica fiscale, secondo i giudici la "prova logica della disponibilità ad personam" che i quattro finanzieri ebbero nei confronti di Lolli e della Rimini Yacht deve tenere conto anche della grande reputazione di cui il nucleo di polizia tributaria di Bologna godeva. Le prove assunte hanno dimostrato che i quattro "più che svolgere una verifica addomesticata, in realtà non svolsero alcuna seria verifica". E allora, "la ragione dell'inconcludente e mistificatoria condotta tenuta dagli imputati verificatori può essere individuata solo in un trattamento peculiare che si era deciso di riservare alla Rimini Yacht e a Lolli, improntato alla parzialità e al favoritismo (per non dire al favoreggiamento)".
(ANSA)