"Passaportopoli": nel nuovo processo a Podeschi chiamati a testimoniare gli ex Segretari agli Esteri Mularoni e Valentini
Nel rinvio a giudizio di Claudio Podeschi, Paul Phua e Biljana Baruca l'accusa di riciclaggio si basa sull'origine del denaro che – secondo gli inquirenti – ha una stratificata provenienza criminosa dal momento che in parte deriva dalla Black Sea Pearl, società con sede nelle Isole Vergini Britanniche, riconducibile a Phua. I soldi di quella stessa società sono già stati considerati “riciclati” nel processo Conto Mazzini dal Giudice del Dibattimento Gilberto Felici, nonostante la controversa collaborazione giudiziaria con la magistratura svizzera che, sostanzialmente, non ha risposto all'ultima rogatoria volta a meglio delineare l'origine dei fondi. La difesa di Podeschi e Baruca parla infatti di questo nuovo procedimento come di “una minestra riscaldata” nel senso che la vicenda è già stata oggetto di altro processo. Quasi scontata, dunque, la richiesta – da parte della difesa Podeschi/Baruca - di applicazione del “ne bis in idem” ovvero il principio secondo il quale non si può processare due volte la stessa persona per lo stesso reato.
L'ipotesi accusatoria di corruzione si fonda invece sulla concessione di un incarico diplomatico, a Phua, in cambio di denaro. Non un caso isolato, secondo l'accusa, tra gli imprenditori vicini a Podeschi e al fine di approfondire le modalità di assegnazione del passaporto diplomatico gli inquirenti Buriani e Volpinari hanno già chiesto la testimonianza in aula di Antonella Mularoni e Pasquale Valentini, Segretari agli Esteri negli anni in cui il documento venne concesso e poi confermato a Phua. Citati come testimoni anche Luca Brandi e Dario Galassi – alti funzionari del Dipartimento Esteri – oltre a Federico Corbelli e Oscar Poggiaspalla. Al “tycoon” malese, intanto, non sarebbe stato possibile notificare l'informazione di garanzia. Nonostante le sue risorse economiche potrebbe dunque essere difeso dall'avvocato d'ufficio.
l.s.