L'ultimo testimone ad essere sentito – per via telematica, non senza qualche difficoltà -, è stato un professionista, che ha dichiarato di non aver mai svolto attività di consulenza per i due imputati. Definitiva rinuncia, invece, a due ulteriori testi. Da registrare, oggi, in Aula, la presenza – per certi versi inaspettata - di Clelio Galassi, che ha rinunciato alla contumacia come segno – ha rimarcato – di rispetto per l'autorità giudiziaria. Per il resto ha fatto unicamente riferimento al proprio interrogatorio del 23 ottobre 2015. Tanto lapidario il suo intervento, quanto carico di pathos, duro ed articolato quello di Gabriele Gatti. E spiccatamente “politico”, come lui stesso aveva anticipato; essendo tale – a suo avviso – la natura di questo processo. “Nato a tavolino – ha tuonato – da un incontro fra una parte politica di San Marino, ed un giudice – Alberto Buriani – vicino ”a quella parte”. Parole come macigni; tanto che in un'occasione il Commissario della Legge Morsiani ha invitato l'imputato ad astenersi da valutazioni estranee al procedimento. Ma oggi l'ex big della DC era un fiume in piena; ha sostenuto come l'obiettivo principale fosse farlo fuori dalla politica, quando nel 2002 lasciò la Segreteria Esteri; non essendo ben visto – ha detto - “da alcuni cosiddetti poteri forti”. Citati Scaramella, Roberti, la lunga e dolorosa parentesi della carcerazione; innescata, a suo avviso, da un registrazione di parole in libertà durante una cena, dalle quali – ha precisato - non emergeva “niente di particolare”. Ha assicurato di non aver mai chiesto denaro a nessuno; ricordando, al contempo, quando era giovane segretario di partito, di aver ricevuto contributi, per la propria campagna, da imprenditori preoccupati dall'allora governo social-comunista. Circostanza che sarebbe stata chiarita – ha detto - se all'epoca della reclusione fosse stato sentito un professionista poi deceduto. Si è poi soffermato sulla questione della licenza alla Banca del Titano; operazione determinata dalla necessità – ha spiegato – di chiudere il buco determinato dall'acquisto di Nuova Rete, non essendo ancora entrato in vigore l'accordo radiotelevisivo. “Ma nelle mie tasche non è andata mezza lira”, ha continuato. Credo che questo procedimento debba chiudersi con molta chiarezza – ha dichiarato -, sono state fatte cose vergognose. Prima di terminare l'intervento ha anche sottolineato di aver denunciato Buriani. L'udienza si è conclusa con le domande del Commissario della Legge. Prossimo step il 27 settembre, per l'avvio della fase delle conclusioni.