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Processo Mazzini: parlano le difese, obiettivo far dichiarare nullo il procedimento

21 ott 2015
Giovanni LonferniniProcesso Mazzini: parlano le difese, obiettivo far dichiarare nullo il procedimento
Processo Mazzini: parlano le difese, obiettivo far dichiarare nullo il procedimento - Terzo giorno di udienza per il maxi processo Mazzini. Parola alle difese, che presentano le loro ecc...
Terzo giorno di udienza per il maxi processo Mazzini. Parola alle difese, che presentano le loro eccezioni preliminari, tutte tese a non far celebrare il procedimento.

Sistematica violazione del diritto di difesa, genericità e indeterminatezza dei capi d'imputazione, secretazione degli atti protratta ben oltre i limiti previsti. Riassumendo, sono questi i principali rilievi che le agguerrite difese dei 21 imputati fisici nel maxi processo Mazzini hanno avanzato innanzi al giudice Gilberto Felici.
La difesa di Claudio Podeschi e Biljana Baruca ha monopolizzato l'udienza della mattina: l'avvocato Stefano Pagliai ha parlato per oltre tre ore, alla presenza dei suoi clienti, cui si è aggiunto l'altro rappresentato, Giovanni Lonfernini. Secondo Pagliai nel processo è messo sotto accusa un intero sistema, un'epoca politica, “peccato però che alla sbarra non ci sia il sistema, ma delle persone”, ha sottolineato, ricordando che i suoi clienti sono rimasti in carcere oltre un anno “contando i giorni”.
A suo dire, per l'associazione a delinquere non c'è prova che gli imputati si siano stretti in patto associativo a scopo criminoso, inoltre la secretazione è proseguita “nonostante perfino il giudice Ferroni – ha sottolineato – avesse scritto che erano decorsi i termini. Podeschi e Baruca – ha concluso – dovrebbero essere prosciolti oggi”. Su Lonfernini, ha sottolineato come non si sia arricchito con la politica, e gli stessi che gli avevano perquisito la casa si erano sorpresi che fosse tutta lì. Atti nulli per indeterminatezza anche per l'avvocato Maria Selva, che difende Pier Marino Menicucci, col collega Maurizio Simoncini che ha rincarato: “Si è indagato per anni senza che le persone ne avessero una minima nozione”. Per il difensore di Giuseppe Roberti, Rossano Fabbri, il suo assistito non ha voluto venire a San Marino perché sapeva che sarebbe stato arrestato, “e a San Marino – ha detto – non c'è un termine di previsione massima per la custodia cautelare. Inoltre non esiste un filtro – ha aggiunto – come in Italia, dove il Gip ad esempio può intervenire in tal senso”.
Per Moreno Maresi, che difende l'architetto Luigi Moretti, è stato “posto in serio pericolo un baluardo del diritto di difesa, ossia la conoscenza per far sì che mi possa difendere o anche, paradossalmente, ammettere gli addebiti in presenza di prove schiaccianti. Qui esistono fascicoli di cui nulla sappiamo”.

Francesca Biliotti

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