La ragazzina è stata dimessa dopo 3 ore dall'Ospedale di Urbino; le è stato messo un collare. 10 i giorni di prognosi. Nulla di grave, insomma. La conferma arriva dall'Ufficio relazioni con il Pubblico dell'Area 1, dell'Azienda Sanitaria Unica Regionale marchigiana. E' la notizia che tutti aspettavano, perché in fondo la cosa più importante – dell'intera vicenda – sono le condizioni di salute della 17enne. Si “sgonfia”, dunque, il caso mediatico che ha investito l'intera Repubblica, perché – alla luce dei fatti – viene a mancare il presupposto che aveva spinto in tanti a puntare il dito contro il sistema sanitario del Titano: quello dell'estrema urgenza del ricovero al nosocomio sammarinese. Si trattava di un “codice giallo”, e alla fine si è deciso di trasportare la ferita nella struttura territorialmente competente, nonostante la distanza maggiore. Se il quadro clinico fosse stato grave, del resto, vi sarebbero stati forse anche altri Ospedali – come quello di Riccione -, più vicini rispetto ad Urbino. Il danno per San Marino, dopo il clamore mediatico, sembra comunque notevole. “L'Istituto per la Sicurezza Sociale – si legge in una nota – si riserva di valutare le azioni più opportune a tutela del buon nome e dell'immagine dell'Ente Pubblico”. Annunciata anche una “indagine interna per accertare eventuali inadempienze”. In queste ore – poi - c'era chi aveva parlato di “insistenza” nei colloqui, tra i rispettivi sistemi di emergenza, per il ricovero della giovane presso l'Ospedale di Stato; circostanza che l'ISS definisce “non corrispondente al vero”; “ribadiamo – recita la nota – quanto già dichiarato ieri rispetto allo svolgimento dei fatti”. Una risposta – a quanto pare – alla lettera inviata ad un quotidiano dagli amici del motociclista caduto insieme alla figlia 17enne nei pressi del confine. L'Istituto conferma infine la “massima collaborazione” nei rapporti con le strutture sanitarie limitrofe. “Vorremmo trovare ancora di più la massima sintonia”, afferma dal canto suo il Presidente della Regione Marche. "Ci sono stati anche casi di italiani trasportati a San Marino - ricorda Luca Ceriscioli -, l'importante è che, sulla base di un accordo che funziona, non vi siano questi fraintendimenti”. Da ora in avanti, continua, è necessario “si faccia attenzione”, affinché sia solo l'aspetto medico a decidere dove portare il paziente. “Anziché valutare semplicemente gli aspetti sanitari, come andrebbe fatto, e poi decidere dove portare la paziente, è stata fatta la domanda se fosse sammarinese o meno. Perché l'accordo - conclude Ceriscioli - prevede che sia l'aspetto medico a decidere dove portarla se a San Marino o al Pronto Soccorso di Urbino”.
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