Riciclaggio: l'imprenditore pugliese Vincenzo Olivieri condannato a 4 anni e 2 mesi di prigionia
“Nessuna indagine è stata fatta sulla provenienza reale dei fondi, al di là degli incroci cartolari”. Così, durante, l'arringa, il legale di Vincenzo Olivieri: l'imprenditore di Martina Franca accusato di aver trasferito ed occultato in Repubblica quasi 7 milioni di euro, ritenuti provento di reati contro il patrimonio e fallimentari, ai danni di società di cui era amministratore e socio. L'avvocato, in particolare, ha sottolineato come – dalla consulenza di parte – risultasse la liceità della provenienza della provvista; ricordando anche l'ingente eredità che l'imputato avrebbe ricevuto dal padre. “Si parla di somme – ha aggiunto – che già nel '94 erano presenti a San Marino”. Argomenti ritenuti non convincenti, tuttavia, dal Procuratore del Fisco, che nella requisitoria – tra le altre cose - ha snocciolato i precedenti penali del pugliese: dalla bancarotta fraudolenta in concorso alla truffa. Quale coerenza vi sarebbe inoltre, da un punto di vista logico – si è chiesto – nel trasferire le somme ereditate in Svizzera, per poi “bonificarle” a San Marino e prelevarle successivamente in contanti? Secondo il PF, insomma, Olivieri avrebbe avuto la necessità di far “sparire” il denaro. Da qui la richiesta di una condanna a 4 anni e 9 mesi. Di 7 mesi più bassa, infine, la pena alla prigionia decisa dal Commissario della Legge Battaglino. Oltre a mille euro di multa, e – soprattutto – alla confisca di quanto sequestrato; si parla di somme considerevoli: circa 1.400.000 euro e 44.000 dollari. Quanto alla confisca per equivalente, invece, occorrerà fare riferimento all'anno 2013, quando in Repubblica entrò in vigore il reato di autoriciclaggio. Di questi giorni anche la notizia del via libera – da parte della Cassazione – all'estradizione di Achille Lia; dopo la richiesta suppletiva – proposta dal Titano – riguardante la custodia cautelare in carcere, del calabrese, per il reato di evasione. A questo punto, afferma l'avvocato sammarinese del 50enne - fuggito lo scorso anno dai Cappuccini -, la legge prescrive che la questione torni al Ministro italiano della Giustizia, cui spetterebbe l'ultima parola. Al momento non si hanno notizie al riguardo; in caso di concessione del nulla osta, comunque, si darà corso all'estradizione. I legali di Lia, in ogni caso, presenteranno richiesta di revoca della misura cautelare al magistrato sammarinese titolare del fascicolo, essendo – a loro avviso – terminati i presupposti per l'applicazione.
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