Rimini: pugno di ferro sull'assenteismo in Questura, in 4 finiscono nei guai

Alteravano i fogli delle presenze per andare al supermercato, intrattenersi al ristorante, giocare alle slot machine, stare a casa o semplicemente uscire prima dal lavoro. Dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, è stato scoperto un gruppo di assenteisti, tutto interno alla Questura riminese. Per Filippo Camera, 48 anni, Emilio Mennillo, 52, e Fabio Pasotti, 53 anni, impiegati civili presso la Caserma “Mosca”, sono scattati gli arresti domiciliari per truffa; hanno percepito rispettivamente 1900, 2600 e 2800 euro di stipendio in maniera illecita. Mentre Mariano Di Chicco, 44enne agente di polizia con ruolo tecnico, attualmente in forza alla Questura di Bari, dovrà sottostare all'obbligo di dimora. A quest'ultimo vengono contestati 5 episodi di assenteismo ma non la truffa perché a differenza degli altri che firmavano i fogli di presenza per poi allontanarsi dal posto di lavoro, lui lasciava direttamente bianchi gli spazi dove veniva registrato l'ingresso e l'uscita. In un mese e mezzo di controlli, avvenuti a fine 2015, gli inquirenti hanno calcolato da parte del manipolo di furbetti un accumulo di assenze ingiustificate superiori al 50% delle ore lavorative. E a volte si davano anche per malati senza presentare nemmeno il relativo certificato medico o se ce l'avevano falsificavano le date per attestare più giorni di malattia.
L'inchiesta è partita nel luglio 2014 a seguito della rapina alla Luxury Watches, negozio in cui lavorava la moglie di uno degli indagati. Dalle intercettazioni era emerso come il marito della dipendente che lavorava in Questura spesso si assentasse senza un valido motivo.
Nel video l'intervista a Davide Ercolani, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini.

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E sulla vicenda interviene anche la Cgil "Come Organizzazione sindacale deprechiamo il comportamento grave e inammissibile degli impiegati della Questura a Rimini coinvolti nell'inchiesta “Fuori Orario” della Squadra Mobile, comportamento che getta ombre e fango su chi, al contrario, nella Pubblica Amministrazione compie il proprio dovere, nello specifico della polizia anche a scapito della propria vita. Nell'apprendere i nomi delle persone sottoposte a misure restrittive abbiamo verificato che sugli elenchi del Ministero di Economia e Finanza nessuno di loro risulta iscritto alla nostra Organizzazione, ma in caso contrario sarebbe scattato immediatamente il procedimento di espulsione trattandosi di comportamenti che violano i valori, i principi e le norme del nostro Statuto anche in ragione della tutela della stragrande maggioranza dei lavoratori che compiono quotidianamente il loro dovere al servizio dei cittadini".

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