Rimini: la proprietà del Delfinario denuncia intimidazioni e il ritrovamento di una microspia

A nove mesi dal sequestro dei delfini ospitati dalla struttura e trasferiti all'Acquario di Genova, la proprietà del Delfinario di Rimini passa al contrattacco e denuncia una serie di intimidazioni che si sarebbero succedute dallo scorso marzo ad oggi. Dalle ripetute intrusioni notturne allo scopo di manomettere i pc e cancellare dati sensibili, alle ingiurie e minacce di morte su internet in particolare contro la legale rappresentante della società, fino al furto di un hard disk e il ritrovamento nella serata del 5 giugno di una microspia all'interno di una presa elettrica, ma rimossa – è stato precisato - durante la notte da ignoti. “La prova – dice la titolare – che ci stavano ascoltando, eravamo intercettati”. Tre in totale le denunce sporte ai Carabinieri impegnati ora nelle dovute verifiche.
Monica Fornari e soci puntano il dito prima di tutto sugli enti animalisti, definiti faziosi, divulgatori di falsità poiché - dicono - "l'attività dispone di tutti i documenti necessari per riaprire, compresa la licenza per esercitare sul territorio nazionale". Ma non risparmiano critiche neppure a Comune e Ministero dell'Ambiente. Annunciano infine di volersi difendere in sede legale e diffidano anche la stampa dal pubblicare notizie false e tendenziose. "Dietro a tutto questo - sottolineano - c'è un preciso disegno da parte di poteri forti di natura politico-economica per non far riaprire il Delfinario".
Che, invece, intende riaprire, ma per farlo occorre la licenza stagionale che il Comune ancora non ha rilasciato. Già previsto l'impiego di quattro otarie concesse in prestito da un circo. Difficile al momento fissare una data. Sul sequestro dei delfini, invece, le sorelle Fornari annunciano una prossima conferenza stampa e promettono: “Anche lì ne sentirete delle belle”.
Nel video l'intervista a Monica Fornari, legale rappresentante Delfinario di Rimini srl.

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