San Marino: antimafia, a marzo in Consiglio dibattito unico sull'argomento
Nella relazione annuale della direzione nazionale antimafia, anno 2012 e pubblicata recentemente, si può forse trovare un motivo in più per cui San Marino ha dovuto attendere tanto per uscire dalla black list. Sollevato qualche problema, soprattutto i tentativi di utilizzazione delle istituzioni finanziarie ai fini del riciclaggio, anche se, in meno di due anni, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. L'Antimafia comunque già intravedeva spiragli positivi, come la diminuzione degli istituti bancari, che da 12 erano ridotti a 9 a fine 2011, e il fatto che San Marino mostrava già una maggiore capacità punitiva proprio sui casi di riciclaggio: i procedimenti penali avviati in materia si erano conclusi con condanne. Molto bene anche l'abolizione del segreto bancario, anche se c'è perplessità sul mancato inserimento delle forze di polizia tra gli enti e gli organismi che possono superarlo. All'Antimafia dunque preoccupano soprattutto i flussi finanziari e i trasferimenti di fondi verso San Marino, come verso altri Paesi a fiscalità privilegiata, e il reinvestimento presso banche italiane dei fondi accumulati all'estero. Si fa l'esempio cinese, particolarmente difficile da combattere anche per i problemi di lingua, visto che mancano gli interpreti. La colossale operazione Cian Liu, con 4 miliardi e mezzo di euro riciclati da un'organizzazione a carattere mafioso, aveva lambito anche San Marino, per riciclaggio di denaro contante verso la Cina, anche se poi il filone sammarinese si era rivelato privo di fondamento.
Le due persone inizialmente coinvolte il commercialista Luciano Cardelli e il figlio Lorenzo sono risultati completamente estranei alla vicenda.
Francesca Biliotti