Scomparsa Golinucci: caso ancora chiuso, ma restano alcuni misteri
Nonostante le indagini, il caso viene chiuso per la nona volta
Dopo ulteriori 5 mesi di indagini, il caso della scomparsa di Cristina Golinucci si chiude nuovamente senza sviluppi e indagati.
Emergono interrogative importanti quando, in seguito ad una chiamata di poco rilievo, vengono recuperate foto aeree dal '88 in poi (fatte per lavori nei pressi del colle) e dopo indagini sul posto, sono stati riesumati dei frammenti di ossa ed un sandalo. Frammenti che però, dopo le analisi risultano “non umani” e la calzatura “non riconducibile” alla giovane scomparsa.
L'unica incognita che sopravvive resta quella della presunta “doppia identità” di un uomo, ai tempi ospite del convento, e da sempre primo sospettato del caso: Emmanuel Boke (alias Kwame Quisit), da anni irreperibile. L'uomo, dopo aver scontato una pena per violenza sessuale in Italia, fa ritorno in Francia, dove, nel '98 commette due stupri a Marsiglia e viene condannato a 7 anni di reclusione. Dopo essere espulso dal paese ospitante nel 2004, dell'uomo se ne persero le tracce. Solo la comparazione del Dna potrebbe togliere ogni dubbio sulla doppia identità del “sospetto”, riporta il Corriere di Romagna, ma sulla comparazione delle impronte digitali la Procura è ancora in attesa di risposte da parte della Francia.
Non essendoci nuovi elementi su cui poter indagare, il caso Golinucci viene chiuso per la nona volta, senza che, dopo 31 anni non si abbia alcuna certezza sull'accaduto.
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