”Sia applicata la legge e non la morale”. È l'invito della difesa di Gianluca Bruscoli, al processo d'appello del Conto Mazzini
Domani toccherà a Roberti, che ha seguito l'udienza da remoto
L'ultima occasione per parlare è stata sfruttata fino all'ultimo secondo dalla difesa di Gian Luca Bruscoli: l'avvocato Maria Antonietta Pari l'ha definita “operazione verità”. Insieme ad Alessandro Cardelli, parte dalla condanna inflitta in primo grado all' ex consigliere di Finpoject e di Banca Commerciale Sammarinese. 9 anni e mezzo. "La più aspra e questo ha un peso - spiega Cardelli – Bruscoli non era la “star mediatica” di questo processo”. Parte questa che spetta ai nomi eccellenti dei politici coinvolti. Stride ancor di più, continua, di fronte alla carenza di certezze che emerge anche in alcuni parti delle sentenza, che richiama nella sua argomentazione, insistendo sulla formula dubitativa. Colpisce l'entità degli importi e l'utilizzo del contanti. “È il denaro il motore di questo procedimento - dice l'avvocato Pari - milioni e milioni di euro più volte citati dai media, serviti come cassa di risonanza per protrarre la secretazione delle indagini fino a quasi il dibattimento". Invita il giudice Caprioli ad applicare la legge e non la morale, in un processo che è stato politico ma anche economico e che ha portato alla vendita di una Banca a costo zero.
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Cardelli ha ripercorso ogni singolo caso di riciclaggio, evidenziando la carenza dell'accertamento del reato presupposto o la mancanza di consapevolezza sulla provenienza del denaro, ha richiamato la vicende dei mandati con nomi di animali, fiori, i soldi dei cinesi, il finanziamento Stolfi, contrapponendo la condotta di Bruscoli alla definizione di “riciclatore seriale” contenuta nella sentenza. Con questa versione si è voluto minare la reputazione di Bruscoli, sostiene la difesa, imprenditore, procacciatore d'affari, sempre in viaggio, in contatto con la Libia e col mondo mediorientale, che non era il dominus occulto di Finproject come confermato anche dai testimoni e dove peraltro c'erano organismi societari che prendevano decisioni. A proposito di cifre da capogiro, ammonta a 175 milioni di euro la confisca per equivalente, cioè la cifra che avrebbe movimentato. Da revocare, seconda la difesa che ha chiesto l'assoluzione, in subordine da rivedere calcolando il solo profitto del riciclaggio Domani toccherà alla difesa di Giuseppe Roberti, indicato come il gestore dei libretti dei politici in Bcs, che oggi ha seguito l'udienza da remoto.
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