Siria: presunto attacco chimico su Douma avrebbe provocato 100 morti
Se la notizia fosse confermata si tratterebbe - oltre che di una strage – di un suicidio politico per il Governo siriano, visto che l'Esercito era ad un passo dal liberare completamente, dalla presenza jihadista, la sacca di Est Ghouta dalla quale – ogni giorno – partivano colpi di mortaio su popolosi quartieri di Damasco. Rimaneva solo una parte di Douma, in mano ai miliziani di Jaish al Islam – ormai alle corde -, e proprio qui, ieri sera, vi sarebbe stato un attacco con armi chimiche, che avrebbe provocato la morte di 100 persone, tra le quali molti civili. La notizia – al momento - non è verificabile in modo indipendente, essendo stata rilanciata da attivisti antigovernativi, dai White Helmets – accusati da Damasco di supportare formazioni terroriste –, e dal cosiddetto Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, con base a Coventry, e considerato da alcuni analisti vicino alle opposizioni. “Le Nazioni Unite – ha affermato il portavoce del Segretario Generale Guterres – non sono in grado di verificare queste segnalazioni”. Da qui la richiesta di un'indagine approfondita. Il Presidente degli Stati Uniti, tuttavia, non sembra avere dubbi. “La Russia e l'Iran – ha twittato Trump – sono responsabili per il sostegno all'animale Assad. Ci sarà un alto prezzo da pagare”. Il Governo siriano, dal canto suo, nega tutto. Circa un mese fa, del resto, il Ministro agli Esteri Faisal Mekdad aveva riferito dell'intenzione – da parte dei ribelli della Ghouta – di perpetrare un attacco chimico, per poi incolpare le forze governative. Mosca punta il dito contro “alcuni Paesi occidentali”, accusati di utilizzare “il solito argomento dell'uso di armi chimiche”, per impedire la ripresa delle operazioni contro gli islamisti. Il Ministero della Difesa si è detto pronto ad inviare specialisti a Douma, “per raccogliere dati che confermerebbero la natura artificiale di queste accuse”. Sulla vicenda è intervenuto anche il Papa: “basta stermini e armi chimiche – ha detto Francesco -, si scelga la via del negoziato”.
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