Siria: Turchia ad un passo dall'azione nell'enclave curda di Afrin
L'ultima parola, sostengono molti analisti, spetterà a Vladimir Putin, che nella notte – in occasione delle celebrazioni dell'Epifania ortodossa – non ha mancato il rito dell'immersione nelle acque gelide. Spetterà al presidente russo - considerato ormai il “player” più influente, nell'area mediorientale – concedere alla Turchia il “via libera” all'offensiva, nel nord della Siria, contro l'enclave curda di Afrin. A controllarla i miliziani dell'ala siriana del PKK, considerata da Erdogan una formazione “terrorista”. La situazione è ormai vicina ad un punto di rottura: da giorni Ankara sta ammassando, alla frontiera, un grande numero di carri armati e blindati, oltre a truppe dell'esercito e ribelli filoturchi. E non sono mancati scambi di artiglierie. Le milizie curde avrebbero colpito, nel vicino distretto di Azaz, anche un ospedale psichiatrico. La cattiva notizia, per i curdi, è l'avvio del ritiro – da parte russa – dei circa 300 soldati fino ad ora schierati nell'enclave. Segno di un probabile accordo raggiunto. Resta un'incognita – tuttavia – la reazione di Damasco, che nei giorni scorsi aveva minacciato di abbattere qualunque aereo turco, che avesse invaso lo spazio aereo nazionale. A far precipitare la situazione, forse, la creazione – voluta da Washington – di una “guardia di frontiera” curdo-araba nel nord del Paese. Nel frattempo prosegue l'offensiva dell'Esercito siriano nella roccaforte jihadista di Idlib. Prossima alla conquista Abu Duhur: centro di grande importanza strategica, la cui caduta farebbe collassare la zona est della sacca, dove a farla da padrone è l'ala siriana di al Qaeda.
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