SMI, sarà il Gup a decidere se si farà il processo
Le indagini sul Conte Enrico Maria Pasquini erano partite da Roma nel 2007 quando ancora era nel corpo diplomatico sammarinese come ambasciatore. Secondo le ipotesi del Pm Perla Lori, la finanziaria romana “Amphora”, sempre del Conte Paqsuini, raccoglieva il denaro che veniva trasferito alla Smi di San Marino e di qui, con la maggiore copertura garantita dal segreto bancario, in paradisi fiscali, per poi far rientrare le somme a San Marino e renderle disponibili per i clienti. Una spirale di scatole cinesi e schermature che garantiva, di fatto, la non tracciabilità delle somme – 1 miliardo all'anno la massa amministrata - o tempi lunghissimi – negli intenti, superiori a quelli della prescrizione del reato – per esecuzioni di rogatorie in due, tre paradisi fiscali. Proprio in seguito all'esecuzione di una rogatoria, a fine giugno 2010, venne inferto il colpo mortale alla Smi, nella reputazione ancor prima che giudiziario. Tutto l'elenco dei clienti, in barba al segreto istruttorio, finì infatti su tutti i principali quotidiani italiani, filtrando misteriosamente nel percorso tra il Tribunale di San Marino e la procura di Roma. Fine della riservatezza, fine della Smi. La prima e più importante finanziaria del Titano è stata in seguito posta in liquidazione coatta da Banca Centrale e i suoi vertici sono sotto processo anche a San Marino.
Luca Salvatori
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