La Polonia vuole l'estradizione del branco; chiesto dalla Procura il carcere per i 3 minori
Attesa invece oggi la convalida dell'arresto del 20enne congolese Butungu Guerlin, unico maggiorenne fra i quattro e considerato il capo del branco degli stupri di Rimini.
Davanti al Pm della Procura di Rimini che lo ha interrogato ieri si è detto estraneo alle violenze. "Dopo essere stato ad una festa in spiaggia, bevuto un drink e mezzo, mi sono addormentato", avrebbe riferito agli inquirenti. "Quando mi sono svegliato - ha aggiunto - ho incontrato dei ragazzi che mi hanno offerto di acquistare un orologio e un telefonino probabilmente rubati, e così ho fatto", avrebbe aggiunto. Le immagini che lo riprendono tra un episodio e l'altro, secondo gli inquirenti, incastrano invece senza dubbi il congolese. Butungu è stato trovato in possesso di un orologio e di un telefonino rubato, che risulta rapinato a due ragazzi italiani sulla spiaggia, qualche ora prima dello stupro della polacca.
Residente nel Pesarese, aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Intanto dai verbali dei ragazzi minorenni arrestati con l'accusa del duplico stupro emergono nuovi dettagli su quella notte di violenza tra il 25 ed il 26 agosto, che discordano però con le deposizioni delle vittime. Il gruppo secondo il loro racconto sarebbe partito da Pesaro in treno, ed una volta a Riccione avrebbe fatto tappa in un paio di locali per bere vodka e birra. Avrebbero anche fumato spinelli prima di iniziare a girare per Miramare, ed incontrare prima la coppia di polacchi e poi la prostituta transessuale.
I minorenni hanno tentato di gettare sul congolese ogni responsabilità degli abusi sessuali, ed hanno dichiarato di essersi limitati a tenere ferma la turista e poi il trans, che invece ha affermato di essere stato violentato più volte dal gruppo. Durante l'interrogatorio si sono dimostrati collaborativi e mansueti, un atteggiamento che stride con la ferocia con cui hanno agito e che ha impressionato anche Francesca Capaldo, la poliziotta a capo della sezione violenza di genere dello Sco, "probabilmente- ha dichiarato al Corriere della Sera- si sentivano forti finchè si muovevano in branco". Nell'interrogatorio avrebbero aggiunto di aver avuto la sera stessa degli stupri l'idea di costituirsi: "Volevamo farlo, ne abbiamo parlato, ma poi siamo arrivati alla stazione di Pesaro ci siamo separati e non lo abbiamo più fatto". Volevano farlo perché "rimasti impressionati dall' accaduto". Sono tutte circostanze ancora da verificare. "Non perdonerà mai i miei figli" ha detto la madre dei due marocchini, che sabato pomeriggio si sono costituiti ai carabinieri. Dai sindacati di polizia alla politica si invoca la certezza della pena. Un appello in questo senso arriva anche dall'amministrazione comunale di Rimini, che come quella di Riccione si è complimentata con la polizia per le indagini rapide ed efficaci. "Sapere che ogni componente del branco è stato assicurato alla giustizia rappresenta una grande vittoria per la sicurezza di chi vive la nostra terra.- si legge- Adesso però la priorità sia una. Che queste persone paghino, senza sconto alcuno, per il male indelebile che hanno inferto alle tre vittime. Che paghino per l'atrocità del crimine commesso, che paghino senza riduzioni o incertezze di pena".
Dalle indagini della squadra mobile di Rimini emergerebbero poi nella stessa serata almeno altre tre rapine, oltre a quelle finite con la violenza sessuale, tanto che la Procura ha chiesto di riunire tutti i fascicoli contro ignoti con rapine commesse con le stesse modalità da un gruppo di ragazzi.