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Traffico sostanze dopanti tra Italia e il Titano, tre sammarinesi in carcere

Sottolineata, dalla Procura di Rimini, la collaborazione della Gendarmeria

di Sara Bucci
9 mag 2024

Due sammarinesi ed una giovane originaria di Milano, ma residente a San Marino, si trovano in carcere rispettivamente a Rimini ed a Forlì, nell'ambito dell'operazione dei Nas-sul traffico di sostanze dopanti, coordinata dal pm Davide Ercolani della procura di Rimini. Si tratta di Manuel Grandoni di 38 anni, Marco Giannoni di 44 anni e Beatrice Astolfi di 34 anni.

I tre si trovano in carcere con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze dopanti, anche ad effetto stupefacente , importazione dall'estero di sostanze dannose per la salute pubblica ed anche autoriciclaggio, determinato dalle manovre diversive utilizzate per occultare la provenienza illecita di ingenti somme di denaro riconducibili in particolare a Grandoni e alla Astolfi. Per altri otto indagati è scattato l'obbligo di presentarsi ala polizia giudiziaria. Le 11 misure cautelari, sono state emesse dal gip di Rimini Vinicio Cantarini. Tra gli indagati figurano professionisti del mondo del fitness (in particolare del body building) e della nutrizione, gestori di palestre e di esercizi commerciali specializzati nell'integrazione alimentare. Farebbero parte di un'organizzazione strutturata con base a San Marino e con estese articolazioni internazionali per l'approvvigionamento dei principi attivi.

Le materie prime - principalmente steroidi anabolizzanti, stimolanti, anoressizzanti e prodotti per la disfunzione erettile - provenienti dalla Cina, giungevano in Italia attraverso la Germania, sotto forma di polveri, per poi essere assemblate in laboratori clandestini da parte di un ristretto gruppo di fornitori, per la produzione di mix di prodotti dopanti, particolarmente dannose per la salute. Una volta realizzato, il prodotto finale veniva trasferito in un magazzino di San Marino, per poi essere spedito, perlopiù attraverso ignari corrieri, a venditori locali distribuiti su tutto il territorio italiano.

Tra il materiale sequestrato 26 flaconi della "droga dello stupro". Gli ordinativi delle sostanze si realizzavano attraverso comunicazioni criptate su whatsapp e telegram o mediante piattaforme web dedicate, sulle quali era possibile registrarsi e scegliere il prodotto vietato. Durante l'esecuzione delle ordinanze sono stati impiegati oltre 50 Carabinieri appartenenti ai Nas.

Sottolineata, dalla Procura di Rimini, la collaborazione della Gendarmeria.





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