Tribunale: condannato a 4 anni e 2 mesi di prigionia Giuseppe Castelli
In Tribunale, questa mattina, l'udienza conclusiva di un processo per riciclaggio, che vedeva come imputato un imprenditore modenese in pensione dal 2010
4 anni e 2 mesi di prigionia; 1.000 euro di multa, ma soprattutto la confisca della somma precedentemente posta sotto sequestro: circa 236.000 euro più interessi. È la condanna inflitta dal Giudice Battaglino a Giuseppe Castelli. Il 70enne era accusato di aver trasferito, presso un istituto di credito del Titano, 260.000 euro: distratti - questa la tesi del Magistrato Inquirente – da due società a lui riconducibili, fallite nel 2009. Nel 2015, tuttavia, ordinò il trasferimento della provvista rimanente su un conto a lui intestato presso la Armenian Development Bank di Yerevan. Destinazione sospetta – verso un Paese considerato “non collaborativo” -, e che fece dunque scattare i controlli dell'AIF. Un procedimento lungo e complesso, quello nei confronti del modenese, come spesso avviene per i casi di presunto riciclaggio. Una precedente condanna per bancarotta – ha sottolineato oggi la Difesa – non può essere considerato indizio sufficiente della provenienza illecita della provvista. L'imputato “ha fatto per tutta la vita l'artigiano e il commerciante”, prima di andare in pensione; e realizzava introiti consistenti. Le somme, inoltre – ha aggiunto –, vennero versate in Repubblica nel 2007: prima che le 2 società entrassero in sofferenza. Secondo il legale, insomma, vi sarebbe almeno un “ragionevole dubbio” sulla responsabilità penale del suo assistito. In via subordinata la Difesa ha invocato la non punibilità di Castelli, perché la condotta iniziò ben prima dell'introduzione – a San Marino – del reato di autoriciclaggio. “Il film – ha commentato – è stato visto non dall'inizio, ma dalla metà del secondo tempo”. Di tutt'altro avviso, tuttavia, il Commissario della Legge, che ha accolto praticamente in toto le richieste della Procura del Fisco.