GIUDIZIARIA

Tribunale: “spese pazze” con una Smac trovata; un patteggiamento, una condanna ed una assoluzione

A sentenza, oggi, anche il processo per il danneggiamento di mattonelle ed attrezzi al cantiere del Museo Filatelico

Tribunale: “spese pazze” con una Smac trovata; un patteggiamento, una condanna ed una assoluzione.

Trovò una carta Smac, nei pressi della mensa di Serravalle; e pensò bene di utilizzarla in modo massivo, prima che venisse bloccata dal legittimo proprietario. “Uso indebito di strumenti di pagamento”, questo il reato compiuto da un 32enne del Riminese. Nel frattempo ha patteggiato, e si troverebbe ora in Svizzera. Questa mattina, invece, il processo alle due persone in un qualche modo coinvolte: un amico di origini albanesi e la ex compagna del ragazzo. Mise la Smac anche a loro disposizione, in una giornata di “spese pazze”. 21 pagamenti in rapida successione; per un totale di oltre 900 euro: circa un terzo del credito della carta. Quando ho capito che la Smac non era del mio fidanzato “mi sono arrabbiata” - ha ricordato la giovane -, ma abbiamo continuato a fare spese. Sono molto imbarazzata, ha detto. E' stata comunque condannata a 3 mesi di prigionia, pena sospesa; e dovrà risarcire il danno. Assolto invece l'altro imputato. Non essendovi prove sufficienti, ad avviso del Giudice Morsiani, della sua consapevolezza di compiere un reato.

Particolare anche l'altro processo. Quello contro 4 persone accusate del danneggiamento – 3 anni fa - di mattonelle, ed attrezzi da lavoro, all'interno del cantiere del Museo Filatelico. Uno degli imputati – che ad avviso degli inquirenti fece da “palo” - è nel frattempo deceduto; dichiarata dunque l'estinzione del reato. Secondo l'accusa l'esecutore materiale del danneggiamento fu un uomo di 49 anni residente a Dogana; che avrebbe avuto screzi con il titolare della società proprietaria dei materiali. La parte civile – per sottolineare le responsabilità - ha fra le altre cose posto l'accento sulla registrazione di un telefonata fra il querelante ed una persona che si sarebbe introdotta nel cantiere. Indicati una serie di elementi anche dalla Procura del Fisco, che ha visto nell'accaduto una ritorsione. Un processo fondato sui sospetti, ha replicato la Difesa del 49enne e di un'altra imputata. Chiunque – è stato detto – poteva accedere a quel cantiere; nessuno vide niente.

E' stato poi osservato come non vi siano certezze di autenticità per la registrazione; raffica di contestazioni anche sul merito di questa. Il Commissario della Legge ha infine condannato il 49enne ad una multa di 900 euro, oltre al risarcimento del danno. Assolti invece gli altri due imputati, perché non consta abbastanza della loro colpevolezza.

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