Truffa ai danni dello Stato: al via il processo contro il salernitano Stefano Maria Masucci
“Propongo che a coloro che vanno ad effettuare controlli alle società, venga dato il potere di bloccare immediatamente i conti correnti”. C'era amarezza, nelle parole del Procuratore del Fisco, quando ha ricordato cosa avvenne a seguito di un'ispezione del Nucleo Antifrode alla DGZone srl di Serravalle. Vennero contestate una serie di irregolarità, e poco dopo – prima che le Autorità potessero intervenire - le disponibilità economiche a San Marino della società – a quanto pare - vennero azzerate; rendendo di fatto improbabile un risarcimento. Non era presente, oggi, in aula, l'amministratore unico: Stefano Maria Masucci. L'accusa, per lui, è di aver emesso diverse tipologie di fatture false: alcune a fronte di forniture di beni o servizi ritenuti inesistenti; altre recavano importi ritenuti “gonfiati”, dagli inquirenti, o al contrario più bassi rispetto alle prestazioni ricevute. Contestata anche la truffa allo Stato, poiché – attraverso il meccanismo del “rimborso” - avrebbe usufruito indebitamente di una somma totale di oltre 100.000 euro. Sollevate, dalla Difesa, numerose eccezioni preliminari: dalla pretesa nullità del rinvio a giudizio, per scadenza dei termini delle indagini, alla presunta incoerenza nella formulazione del capo d'accusa. Tutte rigettate dal Commissario della Legge, che ha poi sentito i testimoni, come la delegata del Dirigente dell'Ufficio Tributario. L'Ispettore del Nucleo Antifrode ha parlato di prodotti che figuravano rivenduti, allo stesso fornitore, a prezzi aumentati anche di 10 volte. Il legale dell'imputato, dal canto suo, ha chiesto l'escussione di una trentina di testimoni: nominativi indicati nelle fatture; molti di loro residenti ad Hong Kong. Rimessi in istruttoria, invece, su richiesta della Procura del Fisco, gli atti del procedimento contro un 43enne morcianese. Ultimo amministratore di una srl con sede a Serravalle, non avrebbe reso disponibili - “una volta aperto il giudiziale concorso dei creditori” - 2 automezzi intestati alla società. Il PF ha sottolineato come il reato da contestare sia la bancarotta fraudolenta, e non l'appropriazione indebita, come indicato nell'atto di citazione. Il Giudice Battaglino ha infine dato lettura alla sentenza d'appello riguardante Vincenzo Esposito. Lievemente attenuata - di 2 mesi -, la pena a 4 anni e mezzo di prigionia inflitta in primo grado per il riciclaggio di somme ingenti di denaro. Confermata la maxi-confisca di quanto sequestrato in via diretta: oltre 3 milioni e 200.000 euro; revocata, invece, quella per equivalente.
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