
Due anni e cinque mesi di prigionia per David Oddone e due anni per Alessandro Pecci. Per entrambi il commissario della Legge Adriano Saldarelli ha confermato la sentenza d'appello che era stata oggetto di revisione e di remissione in primo grado, in seguito ad un ricorso alla Corte dei Diritti dell'Uomo. I due imputati, amici fin dalle scuole superiori, sono stati condannati anche ad un anno di interdizione dai pubblici uffici e dai diritti politici e alla refusione dei danni, in sede civile, alle compagnie assicurative Zurich, Unipol e Cattolica, oltre al pagamento delle spese processuali e di assistenza legale delle tre parti civili. Al centro del processo due tamponamenti, con dinamiche analoghe, avvenuti tra il 2009 e il 2011, in via Ordelaffi a Borgo Maggiore in seguito ai quali i due imputati – e alcuni parenti o conoscenti di Oddone, già condannati con sentenza definitiva – ottennero risarcimenti, per traumi al 'rachide cervicale', il 'cosiddetto colpo di frusta'. Una truffa secondo l'accusa per la quale i sinistri vennero in realtà dissimulati. Nella spontanea dichiarazione resa al giudice, David Oddone – giornalista del team comunicazione del Congresso di Stato – ha professato la sua innocenza e ha affermato che gli incidenti sono avvenuti nello stesso incrocio perché si trova lungo il tragitto che percorreva abitualmente per recarsi alla sede del quotidiano ''L'informazione' dove all'epoca lavorava. Inoltre – ha aggiunto – ha pesato l'inimicizia da parte di agenti della Polizia Civile che diedero impulso alle indagini. Nella requisitoria la Procuratrice del Fisco Giorgia Ugolini aveva chiesto la condanna a due anni e tre mesi per il giornalista e il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, per Alessandro Pecci, riminese di professione avvocato. Anche la difesa di quest'ultimo aveva chiesto la prescrizione in subordine alla piena assoluzione. La parte civile Zurich – a cui si è associata la parte civile Unipol – aveva invece chiesto la condanna di entrambi gli imputati, ritenendo non effettivamente sopraggiunta la prescrizione. Tesi ritenuta valida dal Giudice Saldarelli che ha infatti condannato entrambi gli imputati. L'avvocato Stefano Pagliai, difensore di David Oddone, ha già preannunciato appello ricordando che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo aveva definito insussistente il quadro probatorio. “Confidiamo nei gradi interni e – precisa il legale – qualora fosse necessario per ottenere giustizia, di nuovo nella Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Il commento integrale dell'avvocato Stefano Pagliai, difensore di David Oddone: " Non possiamo che prendere atto al momento della decisione del Giudice Saldarelli di cui non conosciamo le motivazioni. Ci riserviamo ovviamente di esaminarle e successivamente fare le nostre valutazioni in vista dell’appello che, tuttavia, possiamo già dare per scontato. La sentenza della CEDU aveva infatti evidenziato gravissime violazioni procedurali e, entrando nel merito, un quadro probatorio assolutamente insussistente per sorreggere la dichiarazione di responsabilità delle persone accusate. Evidentemente in primo grado queste argomentazioni non sono state condivise ma confidiamo nei successivi gradi interni e, qualora fosse necessario, di nuovo nella Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per ottenere giustizia".