Tsunami Indonesia: cresce il bilancio delle vittime
A ventiquattro ore dal doppio disastro che in Indonesia ha colpito la parte centrale dell'isola di Sulawesi, prima con due scosse fortissime di terremoto, di cui la seconda di magnitudo 7.5, e poi con uno tsunami, la devastazione si sta rivelando in tutta la sua entità con il passare delle ore. Al largo sono stati avvistati cadaveri e si teme che in moltissimi possano essere stati trascinati in mare. Mentre i soccorritori, rallentati da infrastrutture semi-distrutte, non hanno ancora potuto raggiungere ampie aree di una fascia costiera dove vivono 600 mila persone. A Palu, la capitale provinciale, il fango si mescola con i detriti di migliaia di case spazzate via dalla furia delle acque dopo che erano già crollate per la furia del terremoto. Solo due delle sette centrali della zona sono state rimesse in funzione: corrente elettrica, acqua e telecomunicazioni sono in gran parte ancora fuori uso. Centinaia di corpi sono stati allineati lungo le strade e ricoperti con un lenzuolo, mentre i feriti vengono curati su lettini improvvisati all'aperto perché gli ospedali cittadini hanno subito estesi crolli. C'è bisogno di tutto: dai viveri alle tende, dalle medicine al personale medico. Ma i soccorsi vanno a rilento. A Palu è crollato il principale ponte, lungo 126 metri, che collega le due parti della città. Con l'aeroporto danneggiato dal sisma, gli aerei da trasporto Hercules e gli elicotteri hanno un'operatività limitata. Più ci si avvicina all'epicentro, a 27 chilometri dalla città costiera di Donggala (300 mila abitanti), più le strade sono interrotte da frane o da squarci nel manto stradale. Una fascia costiera devastata lunga decina di chilometri è in sostanza ancora isolata. Il presidente indonesiano, Joko Widodo, ha incaricato l'esercito di contribuire ai soccorsi, ma non è chiaro se i militari siano già arrivati in zona. Manca una stima ufficiale dei dispersi.