GIUDIZIARIA

"Un processo sul quale la politica aleggia pesantemente", sul Caso Titoli la parola alle difese

"Un processo sul quale la politica aleggia pesantemente". Il giorno dopo le richieste di condanna della pubblica accusa, definite “spropositate” dai pool difensivi, nel corso dell'udienza fiume che ha aperto le danze delle arringhe, gli avvocati passano al contrattacco decisi a riequilibrare la narrazione. Doloroso vedere calpestati i diritti della difesa per noi penalisti italiani” la difficoltà ad adattarsi al codice sammarinese è la premessa dell'avvocato di Lorenzo Savorelli, ex direttore Bcsm per il quale la Procura Fiscale ha chiesto 8 anni di prigionia. Ma il legale fa qualcosa di più che chiedere l'assoluzione. Punta il dito contro un atteggiamento politico che prima “ha chiamato eccellenze dell'economia per sanare il sistema San Marino vicino al collasso, come poi certificò l'AQR, ma che poi li ha licenziati, indagati e messi sotto processo in una sorta di meccanismo di ritorsione, per via del buon esito del lavoro stesso” Ricorda che per delinquere ci vuole un motivo se non un movente, ripercorre i filoni dalla vicenda Asset al caso Titoli per concludere “che i provvedimenti adottati rientravano nell'ambito delle funzioni di un direttore generale.

“Sono stati accusati di colpo di Stato proprio coloro che avevano portato liquidità al sistema” fa eco la difesa di Filippo Siotto, ex funzionario di Banca Centrale, per il quale la Procura Fiscale ha chiesto 6 anni e 6 mesi. “l'operazione Demeter era una operazione di sistema, necessaria, trasparente, utilizzata da tutte le banche centrali, l'unica che avrebbe garantito liquidità necessaria in uno Stato che stava per fallire” Non rinuncia ad una 'stoccatina' alle tante testimonianze che nel corso del processo hanno preso “tardive” distanze dalle misure adottate da Savorelli & Co, chiede l'assoluzione del suo assistito e si augura che il processo abbandoni la retorica giustizialista e torni al diritto. Sullo scaricabarile delle responsabilità insiste anche il legale di Francesco Confuorti, il finanziere lucano per il quale la Procura Fiscale ha chiesto la condanna più alta, 11 anni. E lo fa ricordando la sua levatura professionale ed il legame con San Marino, avviato dal 2006 e che quindi di governi ne aveva passati. Ripercorre poi i vari filoni della vicenda, dalla questione titoli “ebbe un guadagno ma il vero vantaggio lo avrebbe ottenuto tenendoli” alla rivelazione di segreto d'ufficio “lavorava per il governo era titolato ad avere accesso alle informazioni”. Strano dunque - sottolineano ancora una volta le difese degli imputati - che nonostante una familiarità certificata da numerose mail con i governi di San Marino, alcuni testimoni “eccellenti” abbiano preso le distanze.

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