Uranio: spedita in Australia divisa di ex militare riminese deceduto
La divisa del maresciallo Giovanni Mancuso, che partecipò ad una missione a Nassiriya, deceduto nel 2010 in seguito ad una malattia che secondo i familiari dipese dell'esposizione all'uranio impoverito, saranno analizzati dal laboratorio Ansto (Australian national nuclear research and development organisation) su incarico del sostituto procuratore di Rimini Davide Ercolani che ha aperto in passato un fascicolo d'inchiesta per omicidio colposo (articolo 589 del codice penale) e l'articolo 117 del codice penale militare di pace che ipotizza l'omessa esecuzione di un incarico. La divisa è già stata inviata in Australia. La magistratura ha nominato un consulente, il professor Claudio Tuniz di Trieste, collaboratore dell'Ansto australiano, per rintracciare sugli indumenti (il basco, la tuta in dotazione per l'ordine pubblico, giacca e pantaloni) usati dal maresciallo Mancuso nelle missioni all'estero tra il 2002 e il 2003 alla ricerca di tracce di uranio. Un'operazione, quella delle analisi sulla divisa, che non avrà costi aggiuntivi proprio perchè rientra nella collaborazione del professore con l'organismo Australiano. Il fascicolo aperto da Ercolani è la prima indagine penale sulle conseguenze dei proiettili all'uranio impoverito usati in Bosnia, Iraq e Kossovo. Un'altra indagine con le stesse finalità è stata aperta dalla Procura di Padova. Inizialmente fascicolo conoscitivo, è diventato a carico di ignoti, in seguito alla denuncia dei familiari del maresciallo dei carabinieri, Giovanni Mancuso. Una decina i casi di militari italiani morti o ammalatisi elencati nel fascicolo d'indagine riminese e riconducibili, in ipotesi, all'uso di proiettili all'uranio. La Procura di Rimini ha poi richiesto di acquisire gli atti parlamentari delle commissioni che hanno trattato il caso dei proiettili all'uranio impoverito, gli unici capaci di perforare le corazze dei carri armati. Gli atti sono stati trasmessi, anche grazie all'interessamento del presidente del Senato, Pietro Grasso, e ora son al vaglio degli inquirenti riminesi.
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