Sono oltre 50 gli episodi di estorsione e usura, quasi sempre accompagnati da minacce e violenze, contestati al clan Vallefuoco. Di questi, almeno una decina è avvenuta a San Marino: e cosa accadrà ora sul Titano? In tribunale, in realtà, erano già stati aperti alcuni fascicoli: per quelli che mancano, venuti alla luce con l'ultima ordinanza, si lavorerà a stretto contatto con la Procura di Bologna. Il clan Vallefuoco apparentemente operava nella legalità, grazie all'attività di finanziamento e recupero crediti di Ises srl e Ises Italia srl. Il debitore, oltre a subìre violenze, era costretto a sborsare subito metà dell'importo che doveva a Vallefuoco e ai suoi accoliti, come fosse una parcella. A Rimini, inoltre, contavano sull'appoggio di un'agenzia di investigazioni private che forniva preziose informazioni, oltre ad apparati telefonici idonei a sottrarre l'utente alle intercettazioni della polizia. Il clan aveva a disposizione anche armi: ce l'aveva Francesco Vallefuoco, la sua compagna Lucia Esposito, l'ex moglie Giustina Panico. Anche il sammarinese Roberto Zavoli per un po' è andato in giro armato, per difendersi da eventuali aggressioni: secondo gli inquirenti per l'esattezza da fine giugno 2009, quando cioè si era smarcato dal clan dopo la vendita fittizia di due immobili a Montelicciano, all'insaputa degli altri sodali.
Francesca Biliotti
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