Yemen: Paese nel caos, ucciso l'ex Presidente Saleh
Le immagini diffuse da alcuni network panarabi – che ritraggono il corpo senza vita Ali Abdullah Saleh, caricato su un pickup – sono troppo crude per poter essere mostrate. L'ex Presidente yemenita è stato ucciso - probabilmente dal colpo di un cecchino -, mentre tentava di allontanarsi da Sanaa: i ribelli houti – supportati dall'Iran - gli stavano dando la caccia, e poco prima avevano fatto esplodere una delle sue residenze. E' costato la vita, dunque, a Saleh, il clamoroso voltafaccia, consumato sabato, ai danni dei guerriglieri zayditi: suoi alleati da 2 anni. L'ex presidente si era detto disponibile a trattare, con i sauditi, uno stop ai bombardamenti aerei: nell'ottica di una ripresa del controllo del Paese. Un tradimento inaccettabile, per gli Houti: nei dintorni della capitale – in queste ore – erano così iniziati sanguinosi scontri tra le due fazioni; con la Guardia Presidenziale supportata dall'aviazione di Riad. Il cambio di campo di Saleh era stato considerato – da alcuni analisti – come un successo del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Ma la risposta della guerriglia Houti è stata fulminea. Ora si teme una reazione pesante da parte di Riad. Fino ad ora le azioni della coalizione a guida saudita – sostenuta dagli Stati Uniti – hanno provocato più morti tra i civili che tra i loro nemici. Una campagna militarmente fallimentare, costata miliardi di dollari, e che ha portato lo Yemen al collasso. 10.000 i morti, più di 3 milioni gli sfollati; senza contare la devastante epidemia di colera, che ha colpito un milione di persone. Un massacro consumato lontano dai riflettori dei media internazionali; con vari Paesi occidentali che continuano a fornire di armi Riad. Senza esito gli appelli dell'ONU ad una soluzione politica del conflitto.
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