8 marzo: a Roma le celebrazioni delle Agenzie Onu
Oltre ai Direttori dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), del Programma Mondiale sull’Alimentazione (WFP) e dell’Organizzazione intergovernativa per il Diritto dello Sviluppo (IDLO), ai lavori parteciperanno Jóhanna Sigurðardóttir, Primo Ministro dell’Islanda, Anne Itto, già Ministro dell'Agricoltura del Governo centrale del Sudan, Nina Pacari, già Ministro degli Esteri e leader degli indigeni Cotacachi dell’Ecuador. Il dibattito verterà sul tema “Una promessa è promessa: è ora di agire per porre fine alla violenza contro le donne”, slogan dell’ONU per il 2013.
Negli ultimi due decenni, grazie al lavoro svolto dagli organismi ONU, dalle ONG, dalla società civile e da molti Governi, considerevoli passi in avanti sono stati compiuti nell’elaborazione di standard comuni di norme e politiche volte alla tutela della donna. Ciononostante, nella maggior parte dei paesi del mondo l’implementazione di questi è insufficiente, sia a livello nazionale, sia internazionale.
E’ generalmente riconosciuto il contributo fondamentale delle donne nell’agricoltura e nella produzione di cibo. Una ricerca della FAO ha recentemente dimostrato che se le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse - vale a dire alle terre, ai finanziamenti, alle tecnologie, alla formazione e all’informazione - la produzione alimentare potrebbe aumentare dal 20 al 30 %, e i loro familiari potrebbero godere di una migliore condizione in termini di salute, nutrizione e istruzione.
Malgrado il ruolo indispensabile della donna nella produzione alimentare, poca attenzione è posta alla relazione violenza-sicurezza alimentare; relazione dimostrata invece dai fatti che raccontano di donne rifugiate che si prostituiscono per il cibo; donne vedove senza diritti perseguite per la proprietà della terra; bambine vendute e date in matrimonio in condizioni di povertà. Tutti problemi che ancora oggi il mondo non vuole vedere.
La discriminazione verso le donne, in termini di violenza fisica e psicologica, di privazione della libertà personale, oltre a essere una feroce violazione dei diritti umani è anche un deterrente al progresso economico e al raggiungimento della sicurezza alimentare nel mondo.