A scuola di inclusione: la gestione della diversità nelle scuole a San Marino
Uno scatto che ha fatto fare il giro del mondo ad un gesto spontaneo: quello di uno scolaro di 8 anni che, davanti ad una scuola del Kansas, incoraggia il compagno di classe autistico prendendolo per mano. L'empatia incondizionata dei bambini è il perno di un testo in questi giorni al vaglio degli insegnanti sammarinesi; si tratta delle linee guida elaborate dal gruppo lavoro istituito con il decreto delegato 2015, che ha contribuito al passaggio dall'integrazione all'inclusione. E che ha istituito la figura dell'insegnante di sostegno specializzato nelle scuole sammarinesi, che pure avevano un esperienza di inserimento scolastico partita già dagli anni 80.
Ora sono in tutto 89: 42 nella scuola media, 30 in quella elementare, 14 nella scuola d'infanzia e 3 in quella secondaria superiore. Un buon 10% del corpo docente, a conferma di un investimento importante. Tantopiù che, rispetto all'Italia, San Marino destina l'insegnante di sostegno anche a bambini che hanno disturbi evolutivi specifici o bisogni particolari, il più delle volte transitori. Una figura sempre più inserita nella classe, chiamata a coinvolgere i compagni nella gestione della diversità. "Adeguare il proprio comportamento ai bisogni degli altri è una risorsa per tutti”, conferma il direttore del dipartimento istruzione Francesco Berardi.
La stessa “rivoluzione copernicana” arriverà a Rimini, ormai pronta alla prima campanella. Anche qui il concetto apparentemente facile di considerare l'integrazione scolastica come parte del più ampio obiettivo dell'inclusione sociale passerà attraverso la ridefinizione della collocazione dell'educatore professionale: nella classe, non solo al fianco ai circa 435 studenti con disabilità pronti a tornare tra i banchi: da dove, si spera, si apriranno tutte le altre forma di inclusione.