ALABAMA MONROE solo al Settebello di Rimini il film che vale LA GRANDE BELLEZZA
Elise (tatuatrice poi cantante country) diventa Alabama; Didier (cowboy musicista bluegrass) sarà Monroe; Maybelle, la bambina morta di cancro, c'è sempre: per tutto il film è dentro di loro, nelle stelle del cielo e negli uccelli dell'aria, nella pioggia o nel sudore dei loro corpi che ballano o si avvinghiano. La piccola c'è anche se per il padre scettico, disincantato dice che non è, e non può essere... tranne ritrovarla nella musica o nelle canzoni religiose intrise di preghiera che sui monti Appalachi d'America i coloni avevano imparato a riadattare ogni volta intensamente come il colore dell'erba dai riflessi blu dei pascoli (BLUEGRASS: appunto).
Due cuori alla deriva 'tatuati' nel dolore della mancanza ma vivi in una parola composta che si completa ALABAMA MONROE decisamente più efficace (almeno per una volta) nella traduzione italiana dell'originale THE BROKEN CIRCLE BREAKDOWN che evoca (qualcosa d'imperfetto già rotto dall'inizio...) il titolo di una canzone del fondatore del country/bluegrass il mandolinista Bill Monroe (guarda caso).
Il film è tutto belga girato a Gand e anche un poco olandese nelle intenzioni: americanissimo negli umori; 'schizoide' per sceneggiatura e personaggi se è vero che il protagonista (e il regista) 'bestemmiano' il papa (tutt'e due, di sicuro, anche se Didier/Monroe ne cita uno) e cercano Dio evocando Cristo con le immagini e soprattutto con le colonne sonore rendono lieve anche il morire d'amore.
fz