L'auspicio, ora, è che l'esperienza di integrazione – vissuta da queste giovani ambasciatrici di pace – possa portare benefici anche nella loro terra d'origine. 8 quattordicenni ebree, altrettante arabo-israeliane: tutte unite dalla passione per il calcio, più forte di ogni differenza etnica o religiosa. Indimenticabile l'incontro con la Reggenza. In apertura di udienza l'intervento del Segretario di Stato Podeschi. “Il calcio è pace, è amicizia”, ha detto; ma la cronaca sammarinese ricorda come possa divenire anche ben altro. Da qui un ringraziamento alla Federcalcio, per l'azione di contrasto a comportamenti illeciti, nella vicenda “calcioscommesse”. “E' il terzo anno che questo evento si tiene in Repubblica – ha detto dal canto suo il Presidente della Federazione, Marco Tura –, speriamo serva a far capire ai nostri atleti quanto sia importante unire, anziché dividere”. A contribuire al progetto anche Gerardo Giovagnoli e la Universal Peace Federation. Il Presidente della sezione sammarinese, Giorgio Gasperoni, ha ricordato l'importanza del dialogo; e questo nonostante la recente approvazione – in Israele - della controversa “legge sulla nazionalità”. “Purtroppo – ha detto Zuheir Bahloul, parlamentare arabo-israeliano, giunto in Repubblica insieme al collega della Knesset Issawi Frej – ciò che stiamo facendo oggi non possiamo farlo nel nostro Paese”. Presente anche il senatore italiano Roberto Rampi; “oggi – ha affermato – San Marino produce una grande occasione di unità”. I Capi di Stato hanno ricordato il recente viaggio in Terra Santa, e poi un auspicio, per le giovani calciatrici: “possiate far vostro – ha detto la Reggenza – il messaggio che la costruzione di un mondo di pace, e di una cultura dell'incontro, è possibile”.
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