Donne dimenticate della stagione unitaria italiana. Eroine, brigantesse, combattenti e rivoluzionarie di ogni ceto, nobili o popolane addirittura medio borghesi, per lo più disconosciute vittime dell’oblio della storia che dura ancora. Hanno fatto giustizia -almeno per le aristocratiche sovversive schierate con i garibaldini- due autrici, Isabella Fabbri e Patrizia Zani, ricercatrici appassionate di racconti di vita: d’amore e politica. A partire da Anita Garibaldi figura atipica ma non inconsueta per il suo tempo: l’epopea risorgimentale. Le altre patriote e repubblicane le somigliano nell’ardore e soprattutto nell’amore: “ …mai avuto paura di morire, aveva paura di perderlo (il suo amore)” - scrivono le due curatrici nel primo capitolo dedicato ad Ana detta Anita dal suo uomo: Giuseppe Garibaldi. Definizioni valide per tutte le altre donne di guerra anche in tempo pace: combattive. Alcuni fulgidi esempi, Maria Bellerio baronessa milanese sposa a un borghese portò il tricolore a Reggio Emilia o la principessa Cristina di Belgioioso dalla Lombardia combattente e capopopolo a Napoli durante i moti. Prime donne coraggiose ostacolate ancor più avversate dai poteri maschili di chiesa e stato o forse meglio dire, stati nascenti, lungi dall’essere vere nazioni con l’Europa di là da venire: quasi una profezia del presente… o giù di lì.
Nel video le interviste alle autrici di "Anita e le altre" Isabella Fabbri e Patrizia Zani
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Nel video le interviste alle autrici di "Anita e le altre" Isabella Fabbri e Patrizia Zani
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